Articolo aggiornato il 10 Novembre 2023
Cos’è la diastasi addominale? Scopriamo i sintomi, le cause, come fare autovalutazione e diagnosi e quando è il caso di ricorrere all’intervento. La diastasi addominale è una patologia che consiste nella separazione della parte destra dalla parte sinistra del muscolo retto addominale e che riguarda, soprattutto, le donne che hanno avuto una gravidanza: le sue cause sono, per l’appunto, imputabili allo stiramento del muscolo retto addominale, che può avvenire durante la gestazione. Normalmente, la separazione dei muscolo retto addominale torna alla normalità dopo circa 8-12 settimane dal parto. Ma qual è la sintomatologia esatta che riguarda questa condizione? Quali sono le conseguenze e le soluzioni per la diastasi addominale? Come riconoscerla? Scopriamo di più in merito.
Cos’è
Prima di parlare della diastasi addominale, è bene specificare cos’è il muscolo retto addominale: si tratta di uno dei muscoli principali della parete addominale anteriore, di cui esiste sia una parte destra che una parte sinistra. I due retti sono separati dalla “linea alba” o “linea mediana”, ovvero una banda di tessuto connettivo priva di vasi sanguigni e di nervi.
Cos’è, quindi, la diastasi addominale? Questa è caratterizzata dalla separazione della parte destra del muscolo retto addominale da quella sinistra, le quali si allargano: la linea mediana è un tessuto molto elastico, per cui è difficile una sua rottura, ma non impossibile.
La diastasi addominale è una patologia che colpisce, in special modo, le donne dopo una gravidanza: lo stiramento del muscolo retto addominale può, infatti, avvenire a causa dell’utero che si accresce, man mano che la gravidanza va avanti. Se questa patologia si presenta durante una gravidanza, è probabile che si ripresenti nelle successive.
Episodi di diastasi addominale possono riguardare, raramente, anche i neonati.
I sintomi
Quali sono le conseguenze e i sintomi della diastasi addominale? Come riconoscerla? La sintomatologia è ampia e può includere:
- Incontinenza urinaria;
- Difficoltà digestive;
- Gonfiore addominale;
- Nausea;
- Postura da iperlordosi lombare;
- Dolore alla schiena;
- Debolezza;
- Affaticamento;
- Ernia;
- Dolori al bacino e alle anche;
- Vomito;
- Peristalsi;
- Difficoltà respiratorie;
- Senso di pesantezza.
Perdendo la loro efficacia, i muscoli addominali non sono in grado di adempiere alla loro funzione stabilizzante del tronco, per cui gli organi interni premono verso l’esterno e ciò dona alla pancia una forma che dà l’impressione di gonfiore, oltre a poter causare ernie: la funzione principale di questi muscoli è, infatti, proprio quella di contenere gli organi addominali.
Da alcuni, la diastasi addominale è considerata una patologia puramente estetica o innocua, ma ciò non corretto, in quanto questa può provocare importanti alterazioni nel bacino, che possono predisporre a disturbi su anche, bacino e schiena.
Il segno caratteristico della diastasi addominale è una specie di protuberanza, la quale si forma in corrispondenza della linea alba e va dallo sterno all’ombelico.
Le cause
Le cause della diastasi addominale possono essere diverse, così come i suoi fattori di rischio:
- Età della donna in gravidanza, superiore ai 35 anni;
- Gravidanza gemellare;
- Peso del feto;
- Gravidanze precedenti;
- Obesità;
- Vecchiaia;
- Tosse cronica;
- Indebolimento muscolare;
- Scarso sviluppo del muscolo retto addominale, nei neonati;
- Nascita prematura, nei neonati;
- Eccessiva attività fisica.
Quando la diastasi addominale interessa i neonati, la causa è lo scarso sviluppo del muscolo retto addominale dovuto, in alcuni casi, ad una nascita prematura.
Nelle donne che hanno avuto una gravidanza, invece, la causa è l’eccessivo stiramento del muscolo in questione, provocato proprio dall’espansione dell’utero.
La diagnosi
Alla comparsa di segni e sintomatologia, è consigliabile contattare il medico che – grazie ad alcuni esami e analisi – stabilirà la diagnosi e, dunque, la terapia adatta al caso specifico.
Oltre allo studio dei sintomi e alla visita medica classica, potrebbe essere necessario effettuare ulteriori test di approfondimento: ad esempio, un’ecografia della parete addominale o una risonanza magnetica per valutare l’entità della condizione.
In linea generale, i medici diagnosticano una diastasi addominale quando ci sono circa due centimetri di distanza tra il muscolo retto addominale destro e quello sinistro.
L’autovalutazione
Fermo restando che è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico che potrà fare ulteriori accertamenti e una diagnosi precisa della situazione, è possibile eseguire una prova di autovalutazione: si tratta di un semplice test per verificare l’eventuale presenza di diastasi. Ecco come procedere:
- Sdraiati supini, piegate le ginocchia tenendo la pianta dei piedi per terra;
- Mettete una mano dietro la testa e l’altra sopra il muscolo addominale, facendo attenzione che le dita siano sopra la linea mediana, ma parallele alla linea della vita all’altezza dell’ombelico;
- Premete con le dita sul muscolo addominale rilassato;
- Sollevate testa e spalle dal pavimento, senza piegare il collo o avvicinare il mento allo sterno e contraendo il muscolo addominale;
- Muovete le dita a destra e sinistra, cercando le pareti del muscolo.
La diastasi è presente quando la separazione tra i retti, da rilassati, è larga al tatto almeno 2-3 dita e si nota, quindi, una piccola escrescenza che fuoriesce. Se tale esercizio viene eseguito in modo corretto, aumentando la contrazione, si dovrebbe notare una diminuzione del “foro” nell’addome, tra i due retti. La misurazione in contrazione è un dato in più, così da poter avere un quadro completo della valutazione.
L’intervento
Qual è la cura contro la diastasi addominale? Quali sono le soluzioni? In linea generale, nelle donne incinte, la diastasi addominale non necessita di alcun trattamento: di norma, infatti, la separazione del muscolo retto addominale si risolve entro 8-12 settimane dal parto. In caso di danni muscolari, invece, la soluzione per la diastasi addominale è di tipo chirurgico e consiste in un intervento di addominoplastica: questo tipo di operazione prevede un’incisione nella zona sopra il pube – resterà solo una piccola cicatrice – attraverso cui poter effettuare la ricostruzione della parete addominale in questione.
Per quanto riguarda i neonati, la diastasi addominale si risolve quasi sempre spontaneamente, senza alcun trattamento. In caso di ernia ventrale o ombelicale, sarebbe, però, il caso di intervenire chirurgicamente.
La prevenzione
In caso di diastasi addominale e di gravidanza, occorre dare importanza anche alla prevenzione e alla ginnastica. Per ridurre il rischio di comparsa della patologia, è possibile:
- Evitare posizioni errate nella postura;
- Sedersi con la schiena dritta e i piedi poggiati a terra;
- Fare una moderata attività fisica, senza sforzi eccessivi, evitando stretching e rotazioni del busto.
In caso di diastasi addominale, anche la fisioterapia potrebbe essere di aiuto con determinati esercizi adatti a rinforzare la parete addominale, evitandone altri.
È proprio il fisioterapista ad aiutare con un programma di riabilitazione per recuperare la stabilità della schiena e nell’eventuale utilizzo del “taping”: delle fasce elastiche che vanno applicate sull’addome e che drenano e massaggiano la muscolatura superficiale, anche attraverso la mano dell’esperto. Questo metodo riduce il gonfiore ed è ottimo anche per evitare un peggioramento dell’ernia, sostenendo i muscolari e donando maggiore stabilità.
La prognosi
Infine, la prognosi dipenderà da fattori come la causa scatenante, la gravità della condizione e la velocità di intervento, oltre che dall’età e dallo stato di salute del paziente.
Nella maggior parte dei casi, la diastasi addominale ha una prognosi positiva e la condizione ritorna alla normalità autonomamente con il tempo: nelle donne che hanno appena partorito, il problema tende a risolversi dopo circa 8-12 settimane; mentre, nei neonati, è raro che insorgano ernie pericolose.