Vaccini, scoperto il meccanismo che crea il rischio di coaguli

Gli studiosi della Goethe-University di Francoforte sostengono che il problema possa essere risolto tramite una rimodulazione dei vaccini

vaccino astrazeneca
Foto Getty Images | Russell Cheyne – WPA Pool

Negli ultimi mesi si è parlato molto dei rari problemi di coagulazione provocati dai vaccini AstraZeneca e Janssen. Tanto che alcuni paesi hanno deciso di sospendere la somministrazione del vaccino, chi temporaneamente, chi in via definitiva. A distanza di pochi mesi, gli studiosi provano a spiegare il meccanismo che si cela dietro questi rarissimi casi di coagulazioni del sangue. Gli studiosi della Goethe-University di Francoforte sostengono che il problema possa essere risolto tramite una rimodulazione dei vaccini.

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Svelato il meccanismo che crea il rischio di coagulazione

Secondo uno studio condotto a Francoforte, tali episodi sono da ricondursi al metodo utilizzato per portare nelle cellule le istruzioni necessarie per produrre la proteina del virus Sar-Cov-2. In altre parole, il vaccino rilascia una sequenza del DNA che serve a produrre la proteina del Covid-19 nel nucleo della cellula e non nella parte esterna, il citoplasma, a differenza dei vaccini a mRna. Una volta fatto il suo ingresso nel nucleo, questa parte di DNA si spezza e i frammenti vengono espulsi dal nucleo finendo nel sangue e provocando i coaguli. Attualmente, la teoria è stata verificata  con dei test di laboratorio e attraverso dei software.

Coaguli nel sangue, 1 caso ogni 100 mila persone

Nel Regno Unito, circa 309 persone su 33 milioni di vaccinati hanno riscontrato problemi di coagulazione, causando il decesso di 56 persone. In Europa le segnalazioni sono 142 su 16 milioni di immunizzati, un tasso che si attesta a 1 ogni 100 mila. Per risolvere il problema, gli studiosi stanno pensando a ridisegnare il DNA veicolato dall’adenovirus, come spiega Rolf Marschalek, uno degli autori, al Financial Times.

Già il vaccino Johnson and Johnson è meno suscettibile alla frammentazione“, spiega Rolf  Marschalek. “L’azienda sta cercando di ottimizzare la propria formula”, continua lo studioso di Francoforte. E continua: “Con i dati che abbiamo raccolto possiamo spiegare alle compagnie come cambiare le sequenze che codificano la proteina spike per prevenire le reazioni indesiderate“.