Una proteina rende più vulnerabile il cervello con l’età

I ricercatori dell'Università di Pittsburgh hanno scoperto una proteina che determina l'insorgere dei disturbi neurologici, con differenze di genere

cervello
Foto Pexels / Anna Shvets

Individuata la proteina che determina la vulnerabilità del cervello con perdita di neuroni e invecchiamento, diversa tra uomo e donna. Chiamata VGLUT, questa proteina risulta più abbondante nei neuroni di dopamina di moscerini della frutta, roditori ed esseri umani di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile.

A rilevarlo è stata una ricerca della University of Pittsburgh Schools of the Health Sciences (legata all’Italia attraverso UPMC, gruppo sanitario affiliato all’ateneo Usa), in un articolo su Aging Cell. I ricercatori hanno potuto collegare questa scoperta alla maggiore resilienza delle donne alla perdita di neuroni legati all’invecchiamento e all’insorgere di problemi motori.

Facendo ricorso a una combinazione di tecniche biochimiche e genetiche, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che riducendo geneticamente i livelli di VGLUT nelle mosche femmine, si diminuisce anche la loro resistenza alla neuro-degenerazione associata all’invecchiamento.

I disturbi neurodegenerativi, come ad esempio il Parkinson, hanno più probabilità di svilupparsi con l’età. Nello specifico poi il Parkinson colpisce per lo più gli uomini ma, mentre le differenze biologiche di genere (che derivano da una combinazione di influenze ormonali, genetiche e ambientali) sembrano spiegare perché le donne sono protette nelle prime fasi, il regolatore di queste protezioni era, fino ad oggi, sconosciuto.

“Abbiamo scoperto che i livelli di VGLUT sono più alti negli organismi femminili che in quelli maschili, che aumentano con l’avanzare dell’età, e che è proprio questa proteina a proteggere dall’insorgere di disturbi neurodegenerativi” ha spiegato Silas Buck, uno degli autori della ricerca. “Questo ci suggerisce che la proteina può avere un ruolo nel regolare le differenze di sesso nella vulnerabilità alla neuro-degenerazione nel Parkinson, e in altri disturbi neurologici la cui l’incidenza risulta minore nelle donne” ha poi concluso.

Si prevede che il numero di persone colpite dalla malattia potrebbe raggiungere i 20 milioni entro il 2040, per questo gli studiosi sperano di studiare ulteriormente il ruolo di VGLUT nella neuro-protezione negli esseri umani.