Una ricerca appena pubblicata sulla rivista Annals of Oncology afferma che esiste una correlazione tra il sesso orale e diversi tipi di tumore: il rischio maggiore lo corrono gli uomini che praticano sesso orale con partner diversi, nello specifico con cinque o più persone nell’arco della vita. Il rischio di sviluppare forme tumorali deriverebbe dall’esposizione al virus del papilloma umano, un’infezione molto diffusa che si trasmette principalmente per via sessuale, e riguarderebbe in modo particolare gli uomini fumatori; le donne, i non fumatori e coloro che non praticano sesso orale con partner diversi, avrebbero molte meno probabilità di contrarre forme cancerose.
Rischio di cancro maggiore per gli uomini
Lo studio è stato condotto su un campione di circa 13mila persone comprese tra i 20 e i 69 anni d’età. I risultati ci dicono che gli uomini che fumano e fanno sesso orale con più di cinque persone nel corso della propria vita, avranno maggiori probabilità di sviluppare una forma di cancro legata all’esposizione al Papillomavirus: si tratta di un’infezione molto diffusa e solitamente non pericolosa; tuttavia, se il virus rimane a lungo nell’organismo, può portare a malattie della cute e delle mucose che, in alcuni casi, possono progredire verso forme tumorali.
Lo 0,7% degli uomini sviluppa proprio in questo modo un tumore orofaringeo: secondo le stime dei ricercatori statunitensi, entro il 2020 le neoplasie del cavo orale causate dal Papillomavirus saranno più numerose di quelle dell’utero. L’Hpv viene trasmesso tramite il sesso orale e ogni anno negli Stati Uniti si verificano circa 12mila nuovi casi di tumori del cavo orale collegati proprio a questo virus e oltre l’80% di queste neoplasie colpisce gli uomini.
Speranza per il futuro
I ricercatori che si sono occupati dello studio sperano di sfruttare i risultati emersi dalla ricerca per creare degli esami preventivi che possano segnalare forme tumorali del cavo orale: “Al momento non ci sono test per il cancro orofaringeo. – dichiara la dottoressa Carole Fakhry, tra gli autori della ricerca, al quotidiano Independent di Londra – E’ una forma di cancro rara e per la maggior parte delle persone sane i danni di un test supererebbero i benefici, per il problema di un alto numero di falsi positivi nei risultati e per la conseguente ansia che ne deriverebbe”.
“La speranza è che la prova di un maggior rischio per determinate categorie permetta di identificare meglio chi sottoporre a eventuali indagini diagnostiche preventive, quando queste saranno state messe a punto” conclude il professor Amber D’Souza, uno degli autori della ricerca e docente della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health.