Articolo aggiornato il 11 Settembre 2008
Dopo la strizza che qualcuno s’è preso riguardo all’esperimento su larga scala effettuato al Lhc per accelerare le particelle, occorre ricordare che tale metodica, in piccolo, sarà già adottata anche in campo medico, anche se non ha ancora avuto quella diffusione che merita ed il campo delle medicina ove gli acceleratori di elettroni troverebbero impiego, sarà quello della terapia post chirurgica. Con questi nuovi apparecchi elettromedicali sarà infatti possibile effettuare terapia radiante anche in sala operatoria durante un intervento chirurgico o immediatamente dopo, con apparecchiature di piccole proporzioni che irradiano il tumore in maniera più mirata e viste le modeste dimensioni di queste apparecchiature, verrebbe anche più agevole per l’operatore dirigere il fascio radiante laddove serva.
A informarci di quest’ennesima arma in più in mano alla moderna medicina, Un gruppo di ricercatori europei, coordinato da Antonio Giulietti dell’Istituto per i processi chimico fisici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ipcf-Cnr), ha sperimentato con successo a Saclay (Francia) un acceleratore di elettroni basato su un laser table-top (“da tavolo”) che potrebbe cambiare lo scenario della radioterapia,
“La radioterapia dei tumori consiste nell’irraggiamento della parte malata con radiazione o particelle di alta energia, che vengono prodotte da speciali macchine acceleratrici apposite, oggi presenti in tutti i maggiori ospedali”, spiega Antonio Giulietti dell’Ipcf-Cnr. “Questi acceleratori sono basati su generatori a radiofrequenza di grande potenza, per cui la macchina nel suo insieme ha un notevole ingombro e richiede la radioprotezione di vasti ambienti, in generale sotterranei”.
Lo IORT, ovvero Intra Operatory Radiation Therapy, la radioterapia mirata su tessuti che circondano il tumore asportato, è una prassi medica e serve a distruggere le cellule tumorali ancora in sito che potrebbero migrare altrove formando in altri distretti il tumore originario. “Per la Iort , rispetto alla radioterapia convenzionale, è sufficiente una ‘dose’ più piccola di radiazione ed elettroni meno energetici”, prosegue Giulietti. “Vengono perciò impiegate macchine più piccole e flessibili, ma che rimangono di notevole impegno in una sala operatoria, sia per l’ingombro sia per la radioprotezione, ponendo quindi un limite alle energie degli elettroni che possono essere impiegati per la Iort ”.
Si dovrà ai ricercatori del CNR, francesi e tedeschi, la realizzazione di un laser di piccolo ingombro in grado di accelerare all’inverosimile gli elettroni in grado di spazzare via le cellule neoplastiche rimaste in sito dopo l’intervento chirurgico, come dimostrano i risultati dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Physical Review Letters (“Intense gamma-ray source in the Giant Dipole Resonance range driver by 10-TW laser pulses”).
La sperimentazione con questo metodo sta proseguendo presso l’Ipcf a Pisa, con il coordinamento di Leonida Antonio Gizzi, ricercatore dell’Istituto Cnr. “Se tale metodo verrà consolidato”, conclude Gizzi, “e se i finanziamenti consentiranno di realizzare macchine acceleratici basate su di esso, i vantaggi rispetto agli attuali acceleratori a radiofrequenza saranno notevoli”. I minori ingombri dei nuovi apparati apparati elettromedicali in sala operatoria, la migliore protezione per operatori e pazienti, compresa la possibilità di agire sulla frequenza degli elettroni, saranno i vantaggi più palpabili di cui si accorgeranno medici e pazienti, soprattutto quest’ultimi.