Tumori di testa e collo: una terapia dall'herpes virus

Ricordate l'herpes simplex, quel fastidioso virus responsabile delle periodiche "febbri da labbro"? Geneticamente modificato può aiutare contro i tumori della testa e del collo

L’herpes simplex labiale forse utile contro i tumori di testa e colloFastidiose e antiestetiche vescicole che fanno la loro comparsa sulle labbra, anticipate da un leggero prurito: è questo che rievoca l’herpes simplex, il virus erpetico responsabile dell’herpes labiale, la più comunemente note “febbre da labbro”. E chi soffre di questa periodica infezione probabilmente non avrebbe mai pensato che un giorno l’herpes simplex potesse diventare addirittura utile per la salute. Eppure è così.
Secondo uno studio sperimentale condotto su 17 pazienti del Royal Marsden Hospital, un centro britannico specializzato nella cure oncologiche, il virus erpetico geneticamente modificato può essere un alleato anticancro, abbinato alla radioterapia e alla chemioterapia, contro i tumori della testa e del collo.
 
Grazie all’ingegneria genetica è stato possibile modificare il virus herpes simplex in modo da renderlo capace di “uccidere” dall’interno le cellule tumorali, senza infettare il tessuto sano. Inoltre, il virus si moltiplica e produce anche una proteina che rinforza il sistema immunitario.
 
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Clinical Cancer Research, ha evidenziato come l’82% dei pazienti sottoposti al trattamento con herpes virus modificato ha risposto bene alla terapia e il 93% ha avuto la remissione del tumore, dopo l’asportazione. Non si sono, infatti, sviluppate recidive, cioè ricomparse del cancro, e la sopravvivenza è risultata per l’82% dei pazienti di 29 mesi in media.
 
Un risultato positivo se si pensa che normalmente, senza il ricorso all’herpes virus, come spiegano gli stessi autori dello studio: “Circa il 35-55% dei pazienti trattati con chemioterapia e radioterapie standard in genere sviluppa recidive entro due anni”. Certo siamo solo ai primi studi sperimentali e condotti ancora su un numero troppo esiguo di persone, ma è una speranza in più.