I casi di tumore dell’esofago sono aumentati del 26% negli ultimi cinque anni, ma la mortalità è diminuita del 12,4% nelle donne e del 6,7% negli uomini. Si tratta di un risultato significativo, a cui ha contribuito la migliore capacità di gestione della malattia, soprattutto in fase preoperatoria con la chemio-radioterapia. Ciononostante, se scoperta in fase avanzata, questa neoplasia è purtroppo tra quelle con prognosi peggiore. A distanza di 5 anni dalla diagnosi, è vivo soltanto il 13% dei pazienti.
Leggi anche: Scoperto interruttore per spegnere la replica delle cellule tumorali
L’importanza della prevenzione
“Anche per questo la prevenzione è ancora oggi la nostra arma più importante. Fumo, alcol, obesità e reflusso gastroesofageo fanno salire il rischio di ammalarsi. E questo, purtroppo, spiega anche perché i casi in Europa siano in crescita, insieme alla diffusione di stili di vita scorretti“, sottolinea Stefano Cascinu, primario della Medicina Oncologica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Quali sono le principali tipologie
I tipi principali di tumore dell’esofago sono due: il carcinoma a cellule squamose, dovuto specialmente a consumo eccessivo di bevande alcolico e tabacco, e l’adenocarcinoma, causato da malattia da reflusso e obesità. “La forma non squamosa del carcinoma dell’esofago è la più frequente nei Paesi occidentali, mentre quella squamosa rappresenta circa il 40% del totale dei casi che trattiamo al San Raffaele, uno dei principali centri di riferimento per la chirurgia e la cura di questa neoplasia“, continua Cascinu.
Leggi anche: Infarto, aumenta il rischio per le donne, muore il 43%
Tumore all’esofago: i sintomi
I sintomi iniziali del tumore dell’esofago sono quasi sempre la perdita progressiva di peso preceduta dalla disfagia, cioè dalla difficoltà a deglutire, insieme al dolore nella deglutizione. In caso di stadio avanzato, la crescita del tumore può provocare un calo o un’alterazione del tono di voce, in quanto coinvolge i nervi che governano la mobilità delle corde vocali. Altri sintomi sono tosse insistente, bruciore dietro lo sterno e sensazione di acidità.
Due terzi dei casi in stadio avanzato
Quando la neoplasia viene scoperta in fase avanzata, in circa due terzi dei casi, non è più operabile e la sopravvivenza non supera i 10 mesi in media. “La situazione è ancora più complicata perché molti malati sono persone fragili, spesso di età avanzata e colpite anche da altre malattie, con una bassa qualità di vita“, spiega Stefano Cascinu. “Da qui necessità di terapie efficaci e tollerabili. La svolta può venire dall’immunoterapia, che rinforza il sistema immunitario contro il cancro“, aggiunge Cascinu.