Tumore della mammella: il carcinoma duttale

Il tumore alla mammella per definizione e' quel tumore, maligno, che parte dalle cellule dell'epitelio della ghiandola mammaria; la mammella e' costituita anatomicamente da 15/18 lobi, ognuno dei quali ha al suo interno dei lobuli e un dotto galattoforo principale, che si apre nel capezzolo e che e' deputato al dotto del latte e del siero. I lobuli sono protetti all'interno della mammella dall'adipe, che da consistenza ai seni. Anche il dotto e' suddiviso in micro-dotti che sono anch'essi rivestiti di tessuto epiteliale. Per questo motivo durante la formazione del carcinoma vi è uno sviluppo delle cellule malate che colpisce sia i dotti che i lobuli, maturando poi in una delle forme di carcinoma (duttale o lobulare) a seconda dello sviluppo biogenetico delle cellule.

carcinoma
Il tumore alla mammella per definizione e’ quel tumore, maligno, che parte dalle cellule dell’epitelio della ghiandola mammaria; la mammella e’ costituita anatomicamente da 15/18 lobi, ognuno dei quali ha al suo interno dei lobuli e un dotto galattoforo principale, che si apre nel capezzolo e che e’ deputato al dotto del latte e del siero. I lobuli sono protetti all’interno della mammella dall’adipe, che da consistenza ai seni. Anche il dotto e’ suddiviso in micro-dotti che sono anch’essi rivestiti di tessuto epiteliale. Per questo motivo durante la formazione del carcinoma vi è uno sviluppo delle cellule malate che colpisce sia i dotti che i lobuli, maturando poi in una delle forme di carcinoma (duttale o lobulare) a seconda dello sviluppo biogenetico delle cellule.

Epidemiologia

Il tumore al seno colpisce all’incirca 37 mila donne in Italia, delle quali oltre 11 mila muoiono. Si calcola che la incidenza media della malattia sia di una donna su dieci, e che essa rappresenti per diffusione ben il 25% dei tumori femminili. Tra tutti i tipi di tumore che colpiscono le donne, questo e’ sicuramente quello con una mortalità piu’ alta, all’incirca del 17%. La sua incidenza aumenta di pari passo con l’aumentare dell’età.
In particolare dopo la menopausa si ha una diffusione molto alta della malattia che va parallelamente aumentando con il salire degli anni fino all’età dell’anzianità.

Fattori di rischio

Come appunto è scritto nelle righe sopra, l’età rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del carcinoma mammario, si può così valutare l’età di passaggio sui 50 anni, momento dal quale è bene tenersi monitorate.
Il tumore al seno, specialmente laddove sboccia in giovane età, porta con sé spesso una tradizione famigliare, avere quindi nel ramo delle parentele strette numerose persone malate di carcinoma, significa avere una predisposizione di famiglia alla malattia, e quindi anche in questo caso è bene effettuare un periodico controllo per verificare che non sia in atto lo sviluppo di cellule malate.
Parecchi studi hanno ormai ampiamente dimostrato che alcuni tipi di ormone, come ad esempio gli estrogeni, somministrati in overdose per un periodo relativamente lungo, possono favorire la comparsa del tumore al seno, mentre invece delle normali terapie ormonali accompagnate a delle gravidanze regolari hanno un effetto protettivo. Non va dimenticata infine l’obesità, che specialmente nell’età della menopausa, si trasforma in un potenziale fattore di rischio per lo sviluppo del carcinoma.
La familiarità
Un discorso a parte merita il fattore della familiarità nell’incidenza del tumore alla mammella: circa il 10-15% delle donne che sviluppano un carcinoma mammario ha una parente di primo grado che è già stata colpita dalla stessa malattia. Il fatto però che due o più persone siano colpite da carcinoma al seno nella stessa famiglia non significa necessariamente che la tipologia del tumore sviluppato sia da correlarsi a un fattore genetico necessariamente,questo a causa della alta incidenza della malattia in generale, indipendentemente dal fattore di rischio famigliare.
Aspetti patologici
Gli istotipi che più frequentemente si sviluppano al seno sono il carcinoma duttale e il carcinoma lobulare, anche se raramente un carcinoma lobulare ha uno sviluppo che e’ esclusivamente lobulare, così come il carcinoma duttale, anche se è vero l’inverso.
Il carcinoma duttale
Il carcinoma duttale ha due forme: una forma in situ ed una forma infiltrante. Esso rappresenta all’incirca il 75% dei tumori infiltranti. Il carcinoma duttale infiltrante è caratterizzato da una abbondante quantità di stroma fibroso che gli dà quella tipica conformazione dura, a forma tubolare. Insieme al carcinoma si sviluppano anche delle microcalcificazioni a grappolo che sono indispensabili nella diagnosi mammografia maligna della neoplasia.
Il carcinoma della mammella nella forma invasiva si diffonde inizialmente attraverso il sistema linfatico dando luogo alle metastasi ascellari e mammarie interne e poi sviluppandosi nella forma tumorale.
Anatomia patologica del cancro della mammella
Il carcinoma duttale è preceduto da forme della malattia che si manifestano gradualmente come iperplasie duttali floride e iperplasie duttali atipiche, identificate come UTLD.
La forma florida è una forma tumorale in cui si formano numerosi strati cellulari collegati tra loro e aree solide che riempiono i dotti del seno. La forma atipica invece si identifica quando alla forma florida sono aggiunte altre degenerazioni citologiche.
Le linee guida suggerite dall’American Cancer Society
Le linee guida alla prevenzione del carcinoma alla mammella prevedono che dopo i 20 anni le donne imparino a controllarsi il seno con l’autopalpazione manuale.
Dopo i 25 anni e fino ai 40 anni ogni tre anni è bene recarsi da uno specialista per il controllo dello stato di salute del seno, dopo di che, dai 40 anni in poi, il piano di prevenzione al tumore alla mammella prevede una mammografia a scadenza annuale.
Se si appartiene a una categoria a rischio di sviluppo del carcinoma, le visite mammografiche sono da anticipare anche fino ai 25 anni, mentre è indispensabile, ai fini della prevenzione, che le donne che presentano un sintomo di qualunque tipo a carico della mammella si rivolgano immediatamente al proprio medico, per una visita di controllo.
Diagnostica del carcinoma mammario
Lo scopo principale della diagnostica e’ quello di identificare in tempo utile la malattia del tumore, e in questo modo riuscire a intervenire il prima possibile per salvare la vita del paziente. La diagnostica tanto più è efficace quanto più riesce ad anticipare la fase clinica del tumore, riuscendo anche a distinguere con precisione le lesioni benigne da quelle maligne al fine di evitare al paziente spese inutili e ansia inutile nelle analisi bioptiche.
Le tecniche della diagnosi del carcinoma mammario partono dall’auto palpazione del seno, che consente di individuare noduli anche di dimensioni ridotte, che in seguito sono analizzati clinicamente per verificarne la benignità o la malignità.
In secondo luogo poi vi è l’esame clinico, che consente di individuare le lesioni focali e che in alcuni casi però non elude completamente la malignità della neoplasia, rendendo quindi indispensabile una ulteriore verifica microbioptica.
Assieme a queste forme diagnostiche non si possono tralasciare le indispensabili e fondamentali mammografie, che sono la prima e unica forma di esplorazione di tutta la mammella, e che consentono di individuare qualsiasi sviluppo tumorale con una precisione del 90% dei casi, più del doppio delle altre tecniche diagnostiche, e infine l’analisi ecografia che, pur non avendo alcun valore dal punto di vista della diagnosi di tumore, e’ molto utile per individuare sviluppo anomalo di cellule cisti o di lesioni benigne.
Gli interventi post terapia chirurgica
Dopo la chirurgia e la rimozione delle cellule tumorali si ritiene al momento attuale che possano avere un valore accettabilmente buono, ai fini terapeutici, la radioterapia, che riduce il rischio di ulteriori recidive locali e di sviluppo del carcinoma, entro i 4/8 anni dal primo sviluppo. Un’altra soluzione che è adottata è quella di abbinare la radioterapia alla cura con il Tamoxifene, che consente di ridurre le recidive a 6 anni di follow-up. In entrambi i casi non ci sono dati significativi che riguardano una differenza sensibile in termini di sopravvivenza.