Articolo aggiornato il 20 Marzo 2015
Tumore dell’utero: quali sono i sintomi, le cause e le cure? Le masse tumorali che si possono formare in questo organo possono essere benigne, come nel caso dei fibromi o dei polipi, e quindi possono essere curate o asportate senza particolari pericoli. In certi casi, invece, rappresentano un rischio molto grave, quando si tratta di forme maligne, anche perché possono diffondersi in altre parti dell’organismo con le metastasi. Le cause vanno individuate in fattori di rischio particolari, fra i quali l’assunzione di estrogeni e la menopausa. I sintomi sono specifici, con sanguinamento vaginale e dolore. Esistono diversi tipi di cura: l’intervento chirurgico, la radioterapia, la chemioterapia e la terapia ormonale.
I sintomi
I sintomi del tumore dell’utero sono caratteristici. Di solito il primo segnale di cui ci si accorge è rappresentato dal sanguinamento vaginale. All’inizio si può avere un flusso più acquoso, con delle piccole striature di sangue. Nel tempo il sanguinamento vaginale va aumentando. In genere un tipo di sanguinamento che si verifica dopo la menopausa è da guardare sempre con sospetto. Fra gli altri sintomi da considerare, il dolore durante i rapporti, il dolore nella zona pelvica in generale e la difficoltà a svuotare la vescica.
Le cause
Le cause del tumore dell’utero possono essere varie. In genere non ci sono motivi, ai quali attribuire con certezza la formazione di questi tumori. Tuttavia la scienza è riuscita ad individuare alcuni fattori di rischio, che aumentano la predisposizione verso la malattia. Nel caso del tumore all’utero possono influire la menopausa, l’obesità, le gravidanze e la fertilità, l’assunzione di estrogeni, la radioterapia (non esente da effetti collaterali) che interessa la zona pelvica. La familiarità incide non poco. Il tumore all’utero a volte può essere dovuto ad una crescita eccessiva dell’endometrio: l’eccesso di cellule nella parete dell’utero rappresenta infatti un pericolo elevato.
Le cure
Le cure per il tumore dell’utero sono differenti. La scelta del tipo di terapia da seguire dipende anche dalla diffusione del tumore nei tessuti vicini, dalla presenza di metastasi, dall’età e dallo stato di salute generale dell’individuo malato. La maggior parte delle pazienti deve sottoporsi all’intervento chirurgico. Si tratta della isterectomia, che comporta l’asportazione dell’utero e dei tessuti circostanti.
Un’opzione terapeutica è rappresentata dalla radioterapia, che può essere effettuata prima o dopo l’intervento. A volte viene utilizzata anche da sola, per distruggere le cellule tumorali presenti nell’utero attraverso delle radiazioni molto potenti. Di solito si distingue fra una radioterapia esterna, che concentra le radiazioni sulla zona pelvica, e una interna, che si pratica con un piccolo cilindro, contenente una sostanza radioattiva e che viene collocato nella vagina.
Se le cellule tumorali sono diffuse anche nei tessuti circostanti, è molto più probabile che la paziente si debba sottoporre alla chemioterapia. Quest’ultima viene usata soprattutto nei casi in cui i tumori presentano un maggior rischio di recidiva oppure per le neoplasie in stadio avanzato, in combinazione anche con la radioterapia. Di solito si pratica con farmaci somministrati per endovena ed è suddivisa in cicli. Non sempre è necessario il ricovero in ospedale.
La terapia ormonale può rappresentare un’alternativa, se gli esami mettono in evidenza che il tumore ha i recettori ormonali per gli estrogeni e per il progesterone.