Arriva una nuova terapia per combattere il tumore alla prostata

Ha il via la sperimentazione di una nuova terapia per trattare i casi di tumore alla prostata in stadio avanzato: ecco cos'è e come funziona.

Tumore alla prostata
Foto Unsplash | National Cancer Institute

I primi studi hanno dato risultati positivi, quindi è tempo di fare un altro passo avanti: i medici hanno ora il compito di individuare i pazienti con tumore alla prostata in stadio avanzato che possono trarre beneficio da una nuova cura. Si tratta della terapia radiorecettoriale, già utilizzata per altre forme di cancro. Scopriamo che cos’è e come funziona questo trattamento.

Terapia radiorecettoriale, nuova cura per il tumore alla prostata

Il tumore alla prostata è la neoplasia più diffusa tra la popolazione maschile. Nonostante questo, è una malattia che presenta un elevato tasso di sopravvivenza (secondo le statistiche, si attesta attorno all’88% a 5 anni dalla diagnosi). Merito della prevenzione, che permette l’accesso a cure tempestive. Ma anche a trattamenti sempre più innovativi. Uno di questi è la terapia radiorecettoriale, finora usata soprattutto per i tumori neuroendocrini.

Gli esperti di Medicina Nucleare dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) hanno studiato a fondo questa cura e ora si preparano a testarla sui pazienti con tumore alla prostata in stadio avanzato. I dati già presentati hanno infatti evidenziato un miglioramento nella sopravvivenza e nella qualità della vita di chi soffre di questa neoplasia. Il funzionamento della terapia radiorecettoriale va individuato nella presenza di una specifica proteina, il PSMA. Questa è abbondante in quasi tutti i malati di cancro alla prostata.

Per determinare la presenza di questa proteina, vengono usati dei radiofarmaci legati a molecole di gallio. Questo metallo permette di tracciare le cellule che contengono il PSMA, rilevabili così mediante un semplice esame PET. Se al posto del gallio si impiega il lutezio-177, il radiofarmaco assume una funzione terapeutica. Questo isotopo radioattivo, una volta raggiunta la cellula tumorale, è infatti in grado di distruggere tutte le cellule malate nei tessuti circostanti.

La terapia radiorecettoriale è più vantaggiosa rispetto ad altri trattamenti attualmente in uso. È una cura mirata, che ha quindi minori effetti collaterali sull’organismo. Fino a questo momento è stata testata su pazienti che avevano già seguito cure chemioterapiche od ormonali. L’obiettivo è quello di impiegarla su pazienti che non hanno ancora seguito alcuna terapia, per evidenziarne la sua valenza alternativa.