Il tumore al rene è una patologia che colpisce quasi 14.000 italiani ogni anno.
Una patologia dalla diagnosi difficile
Sono questi i nuovi dati resi noti dalla Società Italiana di Urologia (SIU) in occasione della Giornata mondiale del tumore del rene organizzata dalla International Kidney Cancer Coalition. La difficoltà maggiore di questa malattia risiede nelle difficoltà che si incontrano per diagnosticarla correttamente. In molti casi la diagnosi risulta troppo tardiva, anche perchè si tratta di una patologia che in circa la metà dei casi, resta silente per gran parte del suo decorso. “Si tratta di una neoplasia che spesso resta silente per la maggior parte del suo corso, si individua in modo occasionale in oltre la metà dei casi e nel 25-30% delle volte si manifesta già in fase avanzata – spiega Walter Artibani, segretario generale della SIU -.
Tumore al rene: diagnosi precoce guarisce il 50% dei pazienti
Ecco perché, per guarire dal cancro al rene, una diagnosi precoce è quanto mai essenziale. Attenzione dunque ai sintomi più comuni che riguardano questa patologia: disturbi della minzione, presenza di sangue nell’urine, dolore localizzato nella zona lombare. Una diagnosi precoce permette al 50% una sicura guarigione.
Da qui il ruolo cruciale dell’urologo, che nella grande maggioranza dei casi è la prima figura specialistica che incontra il paziente, nelle periodiche visite di controllo in caso di disturbi della minzione oppure dolore renale causato da calcoli.
Ad oggi, infatti, la maggior parte dei tumori del rene si individua soprattutto grazie a un‘ecografia addominale, spesso prescritta per altri motivi, proprio dall’urologo, per esempio per la possibile presenza di calcoli a margine di una colica renale. Una patologia che colpisce maggiormente gli uomini (9000 casi tra i maschi contro la metà nelle donne). Nei casi in cui la malattia neoplastica è limitata solo al rene, è compito dell’urologo consigliare i test diagnostici per immagini e poi scegliere il trattamento. Qualora invece la neoplasia risulti ormai troppo avanzata, arrivando a coinvolgere altri organi vicini o distanti (metastasi) subentra l’oncologo, ma sempre nell’ambito di una valutazione multidisciplinare