Transaminasi alte: cause, sintomi e dieta

Le transaminasi alte possono essere caratterizzate da sintomi come debolezza, nausea e dolori addominali. Le cause sono molteplici. Per guarire, è possibile seguire uno stile di vita sano e una dieta adeguata. Scopriamo di più su questi enzimi, che si trovano abbondantemente nel fegato, ma anche nei muscoli scheletrici striati, compreso il cuore.

Transaminasi alte cause sintomi dieta

Transaminasi alte cause sintomi dieta

I sintomi e le cause delle transaminasi alte sono molteplici, ma una dieta può aiutare a intraprendere la guarigione nel migliore dei modi. Se vi state domandando cosa siano e cosa significa “transaminasi alte”, sappiate che queste si trovano in varie parti del corpo, ma sono soprattutto abbondanti nel fegato e nei muscoli scheletrici striati, compreso il cuore. Il loro compito è quello di operare un fenomeno di conversione dei vari aminoacidi, in modo che questi ultimi possano essere utilizzati a fini energetici, per esempio nel corso di un lungo sforzo fisico. Quando le cellule dei muscoli o del fegato sono danneggiate e si rompono, le transaminasi fuoriescono e si riversano nel sangue aumentando, di conseguenza, la loro concentrazione: è in questo caso che si parla di “transaminasi alte”. Scopriamo di più in merito.

Cosa sono

Le transaminasi sono degli enzimi presenti in diversi tessuti, che si occupano della trasformazione degli amminoacidi in energia: questi sono presenti, soprattutto, nelle cellule del fegato, dove catalizzano le reazioni in grado di smaltire gli aminoacidi in eccesso e trasformarli in ammoniaca e altre sostanze che possano essere facilmente utilizzate a scopi energetici, come accade quando se ci si trova impegnati in sforzi fisici lunghi e impegnativi. È, dunque, la determinazione dei loro livelli nel sangue ad essere utile per valutare il corretto funzionamento epatico, ma ciò può interessare anche lo stato di salute del cuore e dell’apparato muscolo-scheletrico.
In caso di processi infiammatori o danni a carico di organi, è possibile che si verifichi un aumento anomalo dei valori delle transaminasi. In linea generale, tale incremento – tranne che in rari casi dovuti a disturbi epatici cronici – è temporaneo.
Le transaminasi più importanti sono l’alanina aminotransferasi o glutammico-piruvico transaminasi (ALT o GPT) e l’aspartato aminotransferasi o glutammico-ossalacetico transaminasi (AST o GOT). L’AST è presente, soprattutto, nel miocardio e nei muscoli; mentre, l’ALT si trova nelle cellule del fegato.
Cosa significa, dunque, “transaminasi alte”? Quando le cellule di cuore, fegato (epatociti) e muscoli (miociti) sono danneggiate e si rompono, le transaminasi si possono riversare nel sangue, aumentando la loro concentrazione: è, in tale circostanza, che si parla di “transaminasi alte”.
In senso lato, quando si parla di “transaminasi”, ci si riferisce anche ad enzimi simili considerati indice di danni epato-biliari: ad esempio, il gamma-glutamil-transpeptidasi (Gamma-GT), il lattico deidrogenasi (LDH), il fosfatasi alcalina (FA o ALP), l’ornitil-carbamil-transferasi (OCT) e l’aldolasi.
Quando si parla di transaminasi GOT o AST alte, ci si riferisce a quelle che si trovano in fegato, cuore, reni, cervello, muscoli, pancreas, polmoni, globuli rossi e milza (sede citoplasmatica e mitocondriale). Le transaminasi ALT o GPT alte si trovano, invece, in cuore, fegato e muscoli (sede citoplasmatica).

Perché si misurano

Le transaminasi alte possono essere individuate quando ne viene misurato il dosaggio. Ciò avviene, soprattutto, quando il medico sospetta una lesione o un malfunzionamento a carico del miocardio, del fegato o di altri muscoli. Tale esame viene, quindi, prescritto per:

  • Valutare la funzionalità epatica, in caso di sintomi associati ad una probabile anomalia della stessa, come in caso di urine scure, ittero, vomito, nausea, dolore o gonfiore addominali;
  • Determinare l’eventuale presenza di malattie;
  • Valutare l’efficacia di terapie per malattie epatiche.

I valori

I valori di riferimento delle transaminasi, che possono essere considerati normali, sono i seguenti:

TransaminasiUominiDonne
ALT7-55 U/l7-45 U/l
AST8-48 U/l8-43 U/l
Naturalmente, tali valori possono cambiare a seconda dell’età, del sesso e anche della strumentazione in uso nel laboratorio di analisi. Per questa ragione, per maggiore sicurezza, è consigliabile consultare i range che sono riportati sul referto medico.
I risultati delle analisi dovranno, poi, essere valutati dal medico di fiducia, che conosce il quadro completo del paziente.

In gravidanza

Generalmente, durante la gestazione, le AST restano normali o si riducono. Non è, ad ogni modo, raro che le transaminasi siano alte in gravidanze: spesso, si tratta di una condizione benigna, legata all’aumento di peso con steatosi epatica durante la gestazione. In questo caso è, comunque, necessario avvertire il medico curante o il ginecologo per indagare immediatamente e approfondire la condizione, individuandone la causa.

I sintomi

I sintomi delle transaminasi alte non sono particolarmente evidenti: in genere, infatti, il tutto appare asintomatico. In certi casi, però, ecco la sintomatologia che può presentarsi:

  • Debolezza;
  • Feci di colore chiaro;
  • Urine di colore scuro;
  • Affaticamento facile;
  • Prurito;
  • Spossatezza;
  • Perdita di appetito;
  • Nausea;
  • Vomito;
  • Stanchezza;
  • Dolori addominali;
  • Gonfiore addominale;
  • Colorito giallastro della pelle.

Tali sintomi, però, possono essere comuni ad altri disturbi e, dunque, non facili da associate alle transaminasi alte.

Le cause

Le cause delle transaminasi alte possono essere differenti. In genere, potrebbero rappresentare la spia di un danno a livello epatico, ma anche di uno muscolare, a livello del pancreas o del cuore. Ecco i motivi che potrebbero provocare un loro innalzamento:

  • Steatosi o fegato grasso;
  • Cirrosi;
  • Epatiti;
  • Infarto epatico;
  • Ittero ostruttivo;
  • Danni provocati da farmaci o sostanze chimiche;
  • Tumori e metastasi epatiche;
  • Miositi;
  • Obesità;
  • Diabete;
  • Alcolismo;
  • Disturbi colestatici;
  • Ipotiroidismo;
  • Infarto cardiaco;
  • Scompenso circolatorio;
  • Allergie alimentari;
  • Pancreatite;
  • Malattie intestinali croniche;
  • Disidratazione;
  • Ostruzione biliare;
  • Distrofie muscolari;
  • Malattie intestinali croniche;
  • Emocromatosi;
  • Miopatie;
  • Miosite;
  • Dermatomiosite;
  • Emolisi;
  • Rigetto nel caso di trapianti;
  • Celiachia;
  • Colpo di calore;
  • Calcoli cestifellea;
  • Allergie alimentari;
  • Traumi muscolo-scheletrici;
  • Distruzione dei globuli rossi o emolisi;
  • Febbre di Lassa;
  • Mononucleosi.

I livelli di transaminasi, ad esempio, possono aumentare anche dopo iniezioni intramuscolari o dopo un esercizio muscolare importante.
Per comprendere meglio quali sono i motivi che stanno alla base della condizione, è necessario valutare i livelli degli altri enzimi epatici: in condizioni normali, infatti, le transaminasi – a livello scientifico, la relazione è indicata con il rapporto AST/ALT o GOT/GPT – sono presenti a livelli molto bassi nel circolo sanguigno.
Le transaminasi lievemente aumentate sono tipiche del fegato grasso e delle epatiti virali, che non hanno raggiunto ancora una fase acuta e dei danni provocati dai farmaci. Nel tumore al fegato, generalmente, l’aumento delle transaminasi è contenuto. I livelli molto alti suggeriscono un danno ingente al fegato, che si può verificare in seguito ad un’epatite virale acuta, quando non vi è un sufficiente afflusso del sangue o derivato dall’ingestione di tossine o farmaci a dosi elevate.

I fattori di rischio

Ci sono, poi, alcuni fattori di rischio da considerare: oltre alle cause già citate, alcune persone potrebbero, infatti, risultare maggiormente esposte al rischio di transaminasi alte per via dell’assunzione di farmaci che come effetto collaterale possono danneggiare il fegato, oppure per una storia familiare legata a malattie epatiche.

La diagnosi

Alla comparsa dei primi sintomi sospetti, è consigliabile rivolgersi al proprio medico, il quale potrà eseguire la diagnosi, prescrivendo la terapia più adatta al caso specifico.
Oltre alla classica visita medica e allo studio dei sintomi, potrebbero essere richiesti ulteriori esami e test, come le analisi del sangue per valutare i valori delle transaminasi.
Prima di sottoporsi al prelievo di sangue per l’esame, è necessario osservare un digiuno di circa 8-10 ore e astenersi dal consumo di alcol per almeno 24 ore prima del test, ma è possibile bere una piccola quantità di acqua. Prima dell’esame occorre, inoltre, stare in posizione eretta per almeno 30 minuti.
Nel caso in cui i risultati dell’esame fornissero un valore superiore alla norma, sarà necessario ripeterlo dopo 7-15 giorni. Il riscontro positivo potrebbe essere la spia di un possibile danno alle vie biliari o al fegato, oppure di un danno muscolare, pancreatico o cardiaco: per comprendere, infatti, al meglio le cause, è necessario valutare i livelli anche degli altri enzimi epatici, nonché il dosaggio della bilirubina, delle proteine plasmatiche e la ricerca di markers delle epatiti virali – albumina, fosfatasi alcalina, alfa-fetoproteina, lattato deidrogenasi, gamma glutamil transpeptidasi e anticorpi mitocondriali – così come di esami diagnostici come la risonanza magnetica addominale, l’ecografia, la biopsia epatica e la colangiopancreatografia.
Com’è intuibile, dunque, una corretta interpretazione di un aumento delle transaminasi non è sempre facile, per cui è necessario effettuare una valutazione completa del quadro clinico del paziente.

La cura

Per riportare le transaminasi a livelli normali, il medico potrebbe decidere di prescrivere alcuni farmaci, ma la decisione spetta esclusivamente a lui, dato che proprio i farmaci possono aggravare la situazione già estremamente critica del fegato. Il primo consiglio è, quindi, quello di seguire la prescrizione medica nel dettaglio, evitando di assumere antinfiammatori e cortisone, ad esempio e non intraprendendo mai alcuna terapia senza il suo consenso.

La dieta

Il rimedio più efficace contro le transaminasi alte è rappresentato dalla dieta e dai rimedi naturali: ci sono, infatti, alcuni cibi da evitare e altri permessi, che possono aiutare a riportare la situazione in condizioni normali. Vediamo la tabella seguente, per avere un quadro più completo:

Alimenti concessiAlimenti da evitare
PastaFritture
RisoConserve
PanePanna
Patate lesseBurro
Latte scremato o parzialmente scrematoSalse
YogurtInsaccati
FormaggiCarne grassa
PesceDolci
Carni magreFrutta secca
AcquaAlcol
SpremuteBibite gassate
UovaPeperoni
Prosciutto cottoMelanzane
Frutta frescaFunghi
VerdureCavolo
Cereali integraliCavolfiore
LegumiPiselli
Fave
In maniera particolare, non bisognerebbe mangiare fritture e conserve, panna, burro, maionese e salse, insaccati, carni grasse e dolci elaborati. Inoltre, sono da evitare la frutta secca, l’alcol e le bibite gassate e, fra le verdure, i peperoni, le melanzane, i funghi, il cavolo, il cavolfiore, i piselli e le fave.
Altri alimenti, invece, vanno consumati con moderazione: tra questi, possiamo ricordare le uova, i formaggi stagionati e il prosciutto cotto. I cibi permessi sono, invece, la pasta e il riso, il pane e le patate lesse, il latte scremato o parzialmente scremato, lo yogurt e i formaggi magri, il pesce e le carni magre. L’acqua, le spremute e le bibite non gassate si possono bere.
Nel quadro di uno stile di vita più sano, è da non sottovalutare l’importanza di una regolare attività fisica: anche una semplice passeggiata quotidiana può, infatti, essere di notevole aiuto.
Non dimenticate, inoltre, di bere almeno 2 litri di acqua al giorno e di non fumare.

La prognosi

Infine, la prognosi dipenderà da diversi fattori: dalla causa scatenante, dalla tempestività di intervento e dalla gravità della condizione, oltre che dall’età e dallo stato di salute del paziente.
Testi a cura di: Elena Arrisico