La Conferenza Stato – Regione, lo scorso 17 dicembre, ha pubblicato le “indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina“. Un documento importante, che arriva a 6 anni di distanza dall’approvazione delle linee guida nazionali. Queste indicazioni permetteranno di uniformare i servizi in tutte le Regioni italiane.
“Sono state definite le responsabilità, sia sanitarie sia sul trattamento dei dati personali”. A spiegarlo è Francesco Gabrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali Iss. “Si fa chiarezza sul ruolo dei sanitari, dei tecnologi, delle organizzazioni sanitarie, oltre a vari chiarimenti su procedure amministrative, tariffe e organizzazione dei servizi”. Inoltre, come ha spiegato Gabrielli il documento sarà aggiornato periodicamente. Quindi “lascia aperto lo spazio agli sviluppi futuri”.
“C’è ancora tantissimo lavoro da fare, ma adesso abbiamo un pezzo di fondamenta finalmente solido” ha concluso Gabrielli.
Le tipologie di telemedicina disponibili e il ruolo del medico
La decisione di pubblicare il documento sulla telemedicina è arrivato con la pandemia da Coronavirus, che ha imposto un’accelerazione per la medicina a distanza. Secondo le linee guida pubblicate nel documento, sono 6 le tipologie di telemedicina per ora disponibili. Queste sono: televisita, teleconsulenza, telefertazione, teleriabilitazione, telemonitoraggio e telecertificazione.
Il ruolo del medico, secondo il documento, è quello di prescrivere le visite tradizionali o indicare le modalità di erogazione in telemedicina. Inoltre, sarà il medico specialista ha prendere in carico la prenotazione della visita ambulatoriale. Questo, avverrà attraverso il Cup, il centro unico di prenotazione.
Ci sono alcune situazioni in cui il servizio di telemedicina non può essere utilizzato. Questo avviene quando, ad esempio, il medico non può seguire tutto il processo a distanza.
Inoltre, è bene sottolineare che la televisita non sostituisce la visita in presenza. Quindi, può essere proposta solo a pazienti che hanno già una diagnosi. Ma non solo. I soggetti infatti devono essere presi in carico da una Pai o da Pdta.
Vanno poi inseriti in un percorso di follow up. Inoltre, ci deve essere una costante verifica del medico sugli esami effettuati.
Cosa devono fare i pazienti
Dal punto di vista del paziente, esso può richiedere, ma non pretendere, che le prestazioni vengano effettuate in telemedicina. Questo perché il sistema non rientra ancora nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Inoltre, il paziente non è obbligatore ad accettare la telemedicina e può quindi scegliere anche le modalità tradizionali.
Per attivare il servizio di telemedicina il soggetto deve dare adesione preventiva, confermando di avere un dispositivo adatto. Inoltre, deve essere informato in modo puntuale e adeguato sull’intero procedimento. Infine, il paziente durante le visite può essere assistito da un caregiver.
Affinché la telemedicina funzioni e diventi uno strumento davvero utile, sia per i medici che per i pazienti, sarà strutturato un piano di formazione periodica. Questo permetterà ai soggetti di incrementare le loro competenze utili per la gestione a distanza dei pazienti e per programmare tutte le attività.