Dormire bene è fondamentale per la salute, e sono tantissimi i benefici che possiamo trarre da una rigenerante nottata di sonno. Tuttavia sono ancora tante le domande che non hanno trovato risposta: ad esempio, perché il nostro organismo ha bisogno del riposo notturno? Un nuovo studio potrebbe aver fatto luce su un aspetto davvero interessante, svelando cosa accade al DNA mentre dormiamo.
Sonno, gli effetti sul DNA
Si parla spesso dei problemi che possono insorgere in caso di un cattivo (o insufficiente) riposo notturno. Ma i meccanismi che si celano dietro il bisogno di dormire sono ancora, per la maggior parte, sconosciuti. Perché ad un certo punto avvertiamo una stanchezza così forte che ci impone di cedere al sonno? Una risposta – almeno parziale – sembra arrivare dalla nuova ricerca condotta dall’Università di Bar Ilan in Israele, pubblicata su Molecular Cell. La spiegazione ha a che fare con il nostro DNA, e ci permette (ancora di più) di capire l’importanza di una buona dormita.
Durante la giornata, infatti, le cellule nervose accumulano molti danni al DNA. Questi danni sono provocati quotidianamente da tantissimi fattori: le normali attività metaboliche delle cellule stesse, gli errori enzimatici, l’esposizione ai raggi UV, a tossine e a sostanze chimiche (come il fumo di sigaretta), l’uso di particolari farmaci. Secondo l’analogia utilizzata dal professor Lior Appelbaum, co-autore dello studio accanto al dottor David Zada, il DNA è come un’autostrada che, a fine giornata, è piena di buche. Per ripararle, l’organismo può contare sul sonno: è in questa fase che i neuroni possono concentrarsi sulla “manutenzione” del DNA presente nel loro nucleo. Ed è quindi per permettere questo processo che si attiva il meccanismo della stanchezza.
La scoperta degli studiosi
Gli scienziati sono giunti a questa conclusione grazie ad una serie di esperimenti condotti principalmente sui pesci zebra. Gli esemplari di questa specie, oltre a presentare caratteristiche simili a quelle dell’uomo, nella prima parte della loro vita hanno un corpo trasparente che permette di “visualizzare” ciò che accade al loro interno. Quello che i ricercatori hanno scoperto è che le proteine impiegate nella riparazione del DNA cellulare sono sparse in vari punti della cellula durante le ore di veglia, mentre si raggruppano nelle aree danneggiate durante il sonno.
Inoltre, stimolando l’attività di una particolare proteina riparatrice, i pesci hanno iniziato ad addormentarsi. Al contrario, inibendo la sua attività, i pesci sembravano non provare alcun bisogno di dormire. Lo studio apre le porte a numerose osservazioni interessanti: la speranza è quella di poter, un giorno, intervenire nel meccanismo del sonno per prevenire o curare malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer.