Solletico: perchè lo soffrite?

Il solletico? d'origine psicologica, almeno stando a sentire Darwin

Articolo aggiornato il 23 Gennaio 2008

L'origine del solletico, sicuramente psicologica, almeno a sentire Darwin
Facciamoci caso, prendiamo in esame una persona che sappiamo soffrire il solletico, rivolgendoci ad essa facciamole capire la nostra intenzione di procurarle questa sensazione, ma ancor prima che lo facciamo, vedremo la persona contrarsi in preda ad una crisi di solletico, come se la toccassimo, eppure, non l’abbiamo neppure sfiorata.
Perchè questo avviene? Per un motivo molto semplice che mette in discussione tutte le ipotesi che negli anni hanno accompagnato la fisiologia del solletico e che vengono ribaltate, con le altre acquisizioni che trarrebbero il loro motivo d’esistere nell’ipotesi di una origine quasi del tutto psicologica che orbiterebbe attorno a questa sensazione. Ma perché psicologica?
L’ipotesi darwiniana
Secondo Darwin, il teorico dell’evoluzione della specie, il solletico è un modo dell’uomo per comunicare in modo amichevole con un’altra persona cui la unisce un certo feeling. Che l’ipotesi non sia del tutto campata in aria,ce lo dimostra un esperimento che potrebbe essere ricondotto anche all’interno di un ascensore. Pensiamo, infatti, a ciò che accadrebbe in una cabina in attesa di giungere ai piani, se ci trovassimo in mezzo a delle persone del tutto sconosciute. Se,per assurdo, provassimo a solleticare la prima persona che ci viene a tiro, anche se mai questa fosse sensibile al solletico, la “vittima” da noi designata reagirebbe con una sensazione del tutto diversa da quella che riporterebbe se la conoscessimo. La prima reazione sarebbe di sorpresa e di paura, che annullerebbe quella del solletico e non vi sarebbe nessuna smorfia che preluderebbe una risata così come si avrebbe se la persona ci conoscesse. Dunque, anche solo questo semplice esperimento demolirebbe del tutto l’ipotesi sensoriale di tipo fisiologico che si annetteva un tempo. Dunque, alla luce di tutto ciò, sembrerebbe sempre più accreditata la teoria psicologica.
La dimostrazione che la teoria darwiniana del solletico sia sempre la più acclarata, ce la da il fatto che non siamo in grado di provocarci il solletico da soli, per il semplice motivo che la percezione è prima di tutto scatenata dalla sorpresa e dall’incontrollabilità dell’atto compiuto da terzi nei nostri confronti, tutto ciò non potrebbe scatenarsi autosolleticandosi, perché saremmo in grado di controllare ogni movimento rendendolo quanto mai prevedibile.
A questa teoria si sommano gli studi condotti da Christine Harris e Nicolas Christenfeld dell’Università di San Diego in California che hanno realizzato una sorta di robot artigianale in grado di solleticare il prossimo. Ebbene, i volontari che si sono sottoposti al curioso esperimento hanno riferito di aver avvertito la sensazione sotto le piante dei piedi quando erano convinti che ad agire sulla loro pelle era un collaboratore che conoscevano e col quale avevano stabilito un minimo di confidenza. Fermo il fatto però che, nella verifica pseudoscientifica, a volte, l’operatore si nascondeva e le “vittime” non riuscivano a scorgerlo perché bendate; ciò era sufficiente lo stesso,per far loro provare il solletico allorquando erano convinti che ad esercitarlo fosse l’operatore che conoscevano.
Quando si rendevano conto, invece, che a stuzzicare le loro estremità era il robot, la sensazione cessava di esistere. In tutti i casi, l’ addetto non toccava mai i volontari, semmai a farlo era il robot, eppure le sensazioni descritte erano fortemente condizionate dalla supposta presenza dell’uomo stesso.
La conclusione è dunque che non importa se ad esercitare il contatto sia una persona o una macchina, perché si abbia la reazione riconducibile al solletico, almeno secondo gli studi più accreditati, ci dovrà essere l’impressione che a toccarci sia una persona con la quale abbiamo un minimo di confidenza e, meglio ancora, un rapporto più intimo. Così come, per alcuni individui, non soffrire di solletico non sarebbe messo in relazione ad una particolare costituzione della pelle,o all’eventuale grado di elasticità di questo tessuto, tutt’altro, è molto più accreditata la teoria secondo la quale a influenzare la sensazione tattile sia la personalità dell’individuo ed il modo in cui lo stesso si approccia alla vita.
Fonte: B.R.A.I.N. Center for Neuroscience, Dipartimento di Psicologia, Università di Trieste

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