Sindrome di Ménière: cos'è, come si manifesta, come si cura

La sindrome di Ménière colpisce l’orecchio interno e, in particolare, il labirinto, causando problemi di equilibrio, acufeni e diminuzione dell’udito

sindrome meniere sintomi e cure

sindrome meniere sintomi e cure Il suo bersaglio è l’orecchio interno, le sue caratteristiche quelle di una forma particolare di labirintite: la sindrome di Ménière colpisce la parte più profonda dell’orecchio, interessando, in particolare, il labirinto, l’organo deputato al controllo dell’equilibrio, e compromettendone, gradualmente quanto sensibilmente, la funzionalità.

Disturbo dell’equilibrio

Ha una sede chiara e risaputa, l’orecchio interno. La sindrome di Ménière interessa, in particolare il labirinto, un sofisticato e complesso sistema di tre canali semicircolari che ha un compito delicato, quello del controllo dell’equilibrio, del mantenimento della posizione del corpo nello spazio.
 
L’organo colpito ha un nome e una localizzazione precisa, ma le cause all’origine di questa malattia non sono altrettanto chiare. L’unico aspetto conosciuto è il loro meccanismo d’azione: i responsabili della sindrome di Ménière provocano un incremento rapido della pressione dell’endolinfa, il liquido che si trova all’interno del labirinto. E’ proprio questo aumento imprevisto che causa la compressione e, di conseguenza, la distruzione delle cellule neurali che compongono il labirinto. Compresse e distrutte, la vita di queste cellule è finita e la funzionalità del labirinto compromessa, perché non c’è possibilità di rigenerazione.

I sintomi

Le più colpite sembrano essere le donne, ma la sindrome di Ménière, come la sua “cugina” più conosciuta, la labirintite, non fa troppe distinzioni, colpendo, nella maggior parte dei casi, soggetti di età compresa tra i 20 e i 50 anni. Quando colpisce, si fa sentire, con un peggioramento progressivo dei sintomi, che attraversano fasi alterne di dolori e fastidi acuti e di remissione. La prima “vittima” è l’equilibrio: durante la fase acuta della malattia il primo sintomo è la perdita dell’equilibrio, caratterizzata dall’incapacità di alzarsi o di rimanere in piedi in modo stabile. Anche l’udito ne risente, diminuendo e peggiorando, attacco dopo attacco. Un altro sintomo tipico, è la comparsa degli acufeni, fastidiosi ronzii che disturbano la capacità uditiva.
 
Fanno da sfondo alla sintomatologia principale anche una serie di possibili disturbi neurovegetativi, da classificare come sintomi secondari, come la nausea, il vomito, l’aumento della sudorazione e del battito cardiaco.

La diagnosi

Dopo aver riscontrato i sintomi, lo specialista, l’otorino, per confermare i sospetti e diagnosticare la sindrome di Ménière, deve effettuare una serie di esami strumentali, come l’esame audiometrico, che analizza la funzione dell’udito, l’esame impedenzometrico, che verifica la funzionalità del componenti dell’orecchio e i livelli di pressione al suo interno.
 
Utili allo scopo anche l’elettronistagmografia, che esamina il nistagmo, l’insieme dei movimenti oculari causati da stimoli provenienti dal labirinto, e l’esame vestibolare, che studia la funzione e la funzionalità del labirinto, stimolandolo con l’irrigazione del condotto uditivo esterno con acqua, calda o fredda.

Le cure

Non esiste una terapia risolutiva per questa patologia, ma esistono una serie di accorgimenti, soprattutto alimentari, da adottare, e di trattamenti farmacologici e chirurgici. La dieta per limitare i sintomi e gli attacchi acuti della sindrome di Ménière prevede un ridotto apporto di sale e caffeina, l’abolizione del pessimo vizio del fumo e l’assunzione di una buona quantità quotidiana di liquidi, allo scopo di contrastare il ristagno dei liquidi.
 
Tra i farmaci utili per alleviare i sintomi durante gli attacchi acuti ci sono gli ipertonici, come il mannitolo, che viene infuso per via venosa in strutture sanitarie attrezzate, i diuretici e gli antistaminici a effetto centrale.
 
La chirurgia offre soluzioni più “drastiche” e complesse: la nueroctomia selettiva vestibolare, che prevede l’intervento sul nervo che, dal labirinto, trasporta gli stimoli al cervello; il drenaggio del liquido del labirinto, incidendo il sacco endolifantico viene inciso e inserendo, al suo interno, una valvola, che controlla il volume dei liquidi; la distruzione delle cellule del labirinto, tramite la somministrazione di farmaci ototossici, per anticipare l’esito naturale della malattia.
Immagine tratta dal sito www.audika.it