Come avere la sicurezza che quello che si porta in tavola è sicuro e salutare? Spesso si dice che l’unico strumento che i consumatori possono usare è l’etichetta: grazie a essa, infatti, possono conoscere l’origine di un prodotto, il luogo e le modalità di produzione o raccolta o confezionamento, il tipo stesso di alimento che si ha di fronte. Ma anche se esiste una legge sull’etichettatura, non tutti la rispettano, in particolare nei mercati rionali.
Lo dimostra il Rapporto sull’etichettatura di ortofrutta e prodotti ittici nei mercati rionali 2010 del Movimento Difesa del Cittadino (MDC) condotto nel mese di novembre su circa 450 banchi in otto regioni d’Italia (Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche e Toscana): solo il 26% dei banchi di ortofrutta rispetta la legge con etichette adeguate (con un calo dell’8% rispetto al 2009) e solo il 34% dei banchi ittici (con un calo del 3% rispetto allo scorso anno).
L’etichetta è strumento di informazione e trasparenza: vengono, così, quindi a mancare due importanti strumenti a vantaggio dell’acquirente. L’informazione più presente in etichetta è il prezzo (83% per l’ortofrutta e 80% per il pesce), ma spesso non si sa nulla sulla provenienza degli alimenti (la indicano solo 4 banchi su 10). Risulta scarsa anche la diffusione della categoria per l’ortofrutta (28%) e del metodo di produzione per i prodotti ittici (43%).
“La situazione quest’anno è particolarmente allarmante essenzialmente perché i risultati di rispetto delle norme in materia di etichettatura nei mercati rionali non fanno altro che peggiorare. Eppure, visto che sono anni che l’obbligatorietà in etichetta di importanti informazioni (come l’origine) è in vigore da anni per questi due comparti ci dovremmo aspettare un miglioramento” sottolinea Silvia Biasotto, responsabile del Dipartimento Sicurezza Alimentare di MDC.
Non sottovalutiamo il problema, che può favorire truffe al portafoglio, ma anche rischi per la salute. Può capitare per esempio che all’acquirente venga venduto un pesce non particolarmente pregiato a prezzi elevati , perché “spacciato” per il prodotto ittico esteriormente simile, ma più pregiato. Oppure, per restare in campo ittico, possono essere venduti, tacendone l’effettiva origine, frutti di mare provenienti da una zona inquinata, con il rischio di favorire infezioni e intossicazioni alimentari.
“I controlli lungo la filiera ci sono. Lo confermano i dati che pubblichiamo ogni anno in occasione della presentazione del rapporto Italia a Tavola (MDC; Legambiente) che raccoglie le operazioni della quasi totalità delle istituzioni preposte ai controlli nella sicurezza alimentare” spiega l’esperta. “Si può però fare di più, con ispezioni più mirate. Avremo pertanto cura di inoltrare questo rapporto alle istituzioni di competenza, proprio per dare il nostro contributo a un sistema di controllo a tutela della salute dei cittadini sempre migliore”.