Il pap test è un esame veloce e indolore che permette di esaminare le cellule del collo dell’utero per valutarne la composizione.
Il pap test non è altro che un prelievo effettuato dilatando con uno speculum le pareti della vagina per rendere visibile il collo dell’utero, prelevando un campione dalla superficie esterna e dal canale cervicale con una piccola spazzolina. Il campione viene analizzato in laboratorio, ricevendo solo in seguito il responso.
Il trattamento è importante per ricercare alterazioni, cellule maligne e presenza di lesioni. Nello specifico è fondamentale per identificare con anticipo tumori della cervice uterina e del collo dell’utero e lesioni preneoplatiche.
Inoltre è importante per individuare anche problematiche legate a funghi come la Candida o batteri e anche virus come il Papilloma e l’Herpes.
Pap test: quali sono i limiti in gravidanza
Il pap test va fatto quando si diventa attivi sessualmente e comunque non oltre i 21 anni di età e poi ogni 3 anni. Il Ministero della Salute in Italia consente alle donne di farlo in forma gratuita dai 25 ai 30 anni. Successivamente si ritiene più utile il test HPV DNA che invece si esegue ogni 5 anni. Il test si può fare anche quando la donna è ancora vergine e anche in stato di gravidanza. In questo caso la valutazione è sempre individuale e il medico può scegliere di effettuare il prelievo solo esterno.

La dottoressa Calcagni ha risposto mediante la sua pagina TikTok ad un utente che chiedeva se fosse possibile e consigliabile eseguire un pap test durante la gravidanza. L’esperta ha chiarito che si può fare in qualunque momento, dal primo trimestre fino a poco prima del parto e senza particolari problemi, salvo valutazioni specifiche da parte del medico. Sarà sempre il proprio specialista, infatti, a dare indicazioni relative. Generalmente viene sconsigliato di eseguire il pap test nel giorno in cui si sta facendo utilizzo di ovuli o altri prodotti che potrebbero alterarne l’esito finale.
Quando il test è positivo non è detto che ci sia un tumore. Potrebbe, infatti, differenziarsi per via della presenza di funghi, batteri e virus, alterazione ignota (in quel caso si esegue nuovo test dopo 6 mesi o si procede con altri esami diagnostici specifici per individuare di cosa si tratta), lesione pretumorale e tumore. Sarà questa la base per definire le terapie da eseguire anche in gravidanza dietro consiglio del medico ginecologo.