Scompenso cardiaco: sintomi, cause, terapia e conseguenze

Lo scompenso cardiaco è un termine che, in medicina, si usa per definire una serie di patologie cardiache. Ma di cosa si tratta nello specifico? Quali sono i sintomi più comuni, le cause che lo provocano, la terapia più adatta e le conseguenze che porta? Scopriamolo insieme nell'articolo che segue.

scompenso cardiaco

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Scompenso cardiaco: quali sono i sintomi e le cause? Quali sono la terapia e le conseguenze che porta? Lo scompenso cardiaco è un termine per definire una serie di patologie che colpiscono il cuore, caratterizzate dall’incapacità della pompa cardiaca di soddisfare le esigenze di flusso sanguigno dell’organismo. Lo scompenso cardiaco si divide in diverse tipologie e manifesta sintomi diversi in base alla patologia specifica. Analizziamo ogni dettaglio dello scompenso cardiaco per capire quali sono i sintomi da non sottovalutare.

Cos’è

“Scompenso cardiaco”, anche detto scompenso cardiaco congestizio o insufficienza cardiaca, è il termine che si utilizza per definire le patologie che sono caratterizzate dall’incapacità della pompa cardiaca di assicurare una corretta pressione di sangue a tutto l’organismo. La scarsa gittata sanguigna può determinare un ritorno di sangue venoso al cuore, un accumulo di liquidi in eccesso nei polmoni e negli arti inferiori, con conseguenti edemi.
Si stima che lo scompenso cardiaco colpisca circa il 5% della popolazione, percentuale che sarà destinata a salire a causa dell’aumento della vita media.

Tipologie

I cardiologi dividono lo scompenso cardiaco in diversi modi: secondo una classificazione comune, possiamo dividere in scompenso cardiaco sinistro e scompenso cardiaco destro, mentre secondo un’altra classificazione si individuano scompenso cardiaco diastolico e sistolico. Non bisogna dimenticare che la classificazione che vede la differenziazione tra scompenso cardiaco in acuto e cronico.

Con la definizione “scompenso cardiaco sinistro” si intente la condizione per cui il ventricolo sinistro non è in grado di pompare sufficiente sangue nell’aorta (l’arteria principale), da cui dipende l’ossigenazione di tutti gli organi e i tessuti. La presenza di uno scompenso cardiaco, in questo caso, indica una riduzione dell’attività ventricolare sinistra; chi soffre di questa patologia accusa spesso episodi di dispnea ed edema polmonare.

Con “scompenso cardiaco destro“, invece, si definisce ad una condizione per cui il ventricolo destro non riesce ad incanalare correttamente il sangue nelle arterie polmonari. Questa anomalia comporta la mancata ossigenazione del sangue ai polmoni e, secondariamente, ai tessuti ed altri organi. Spesso lo scompenso cardiaco destro comporta una malattia polmonare o delle arterie polmonari, come l’ipertensione polmonare.

Si parla di scompenso cardiaco diastolico quando il miocardio è piuttosto rigido ed è incapace di espandersi per accogliere il sangue. Questo disturbo, generalmente, è più frequente nelle donne.
Mentre si definisce scompenso cardiaco sistolico una condizione per cui il cuore perde la sua naturale capacità di contrarsi, in quanto indebolito oppure perché le sue cavità si sono dilatate in maniera anomala; comunemente questo fenomeno colpisce gli uomini.
Sia lo scompenso cardiaco diastolico che sistolico possono insorgere in presenza di uno scompenso cardiaco destro o sinistro.

Lo scompenso cardiaco cronico si determina quando inizia un lento processo di degenerazione. Statisticamente, la metà dei soggetti che soffrono di questa condizione hanno un’aspettativa di vita di circa 10 anni dal momento in cui viene diagnosticata. Tuttavia, nei soggetti più anziani può verificarsi uno scompenso cardiaco cronico che si aggrava più velocemente.

Lo scompenso cardiaco acuto può essere provocato da un peggioramento di uno scompenso cronico oppure da un primo evento di cardiopatia. Lo scompenso cardiaco acuto si manifesta con dei sintomi intensi, soprattutto dispnea ed edema polmonare, e richiede un intervento medico tempestivo, in quanto potrebbe risultare fatale per il soggetto.

Sintomi

Nelle forme lievi, i sintomi dello scompenso cardiaco sono poco accentuati e i disturbi più caratteristici sono respiro difficoltoso e affanno.
Nei primi stadi, questi sintomi si manifestano dopo un’attività intensa o indotti da sforzi lievi, mentre negli stadi più gravi compaiono anche quando il soggetto è a riposo.
Spesso la dispnea (affanno) è accompagnata da un accumulo di liquidi che interessano tutti i tessuti, provocando edemi alle caviglie e alle gambe, astenia ed un ingiustificato e improvviso aumento di peso.
Questa ritenzione di liquidi provoca un accumulo anche all’interno dei polmoni, condizione che può aggravarsi portando ad un edema polmonare acuto.
Con l’aggravarsi dello scompenso cardiaco, possono insorgere sintomi come ortopnea (affanno a riposo) e dispnea parossistica notturna (difficoltà respiratoria notturna); altri sintomi da non sottovalutare sono palpitazioni e ipotensione.
Negli stadi avanzati dello scompenso cardiaco, possono presentarsi alcuni sintomi come inappetenza, sensazione di tensione addominale o del collo, congestione epatica.
Alcuni soggetti colpiti da scompenso cardiaco accusano sintomi come ipotermia periferica, nicturia, riduzione della minzione, ipotrofia della muscolatura scheletrica e repentina perdita di peso.

Cause e conseguenze

Le cause che scatenano uno scompenso cardiaco sono numerose e di diversa natura, per semplificarne la consultazione, sono state divise in tre grandi categorie, che sono:

  • Alterazioni meccaniche
  • Malattie dei miocardio (muscolo cardiaco)
  • Disfunzioni elettrofisiologiche

Lo scompenso cardiaco può essere causato dalle seguenti alterazioni meccaniche:

Alcune malattie del miocardio possono provocare uno scompenso cardiaco, e sono:

  • Cardiomiopatie: la cardiomiopatia è un’alterazione del muscolo del cuore, che provoca delle disfunzioni alle funzionalità cardiache. Le cardiomiopatie più comuni sono la cardiomiopatia dilatativa, ipertrofica e restrittiva.
  • Miocardite: la miocardite è un’infiammazione che interessa il miocardio.
  • Attacco di cuore: l’infarto del miocardio e in generale tutte le malattie che colpiscono le arterie coronariche possono causare uno scompenso cardiaco. La causa principale dell’infarto del miocardio e delle coronaropatie è l’aterosclerosi.
  • Alterazione del tessuto muscolare: l’alterazione del tessuto muscolare, di origine metabolica, è causata da patologie come l’ipotiroidismo, l’ipertiroidismo e il diabete.
  • Farmaci: alcuni farmaci, tra cui quelli chemioterapici, possono causare uno scompenso cardiaco.

Le disfunzioni elettrofisiologiche che possono causare uno scompenso cardiaco sono:

  • Asistolia: con il termine asistolia si indica l’assenza della sistole cardiaca, una conseguenza di un deficit dell’attività elettrica del cuore.
  • Fibrillazione ventricolare: la fibrillazione ventricolare è una grave forma di aritmia che riguarda i ventricoli.
  • Tachicardia ventricolare: è un tipo di aritmia cardiaca caratterizzata da un aumento della frequenza cardiaca.
  • Fibrillazione atriale: la fibrillazione atriale è un’alterazione del battito cardiaco di origine atriale.

Alcuni fattori di rischio possono determinare l’insorgenza di uno scompenso cardiaco, quali:

Le conseguenze di un cuore colpito da uno scompenso cardiaco, e quindi non più in grado di funzionare correttamente, sono diverse e le più gravi sono un mancato apporto di sangue ossigenato ad organi e tessuti.
Questa condizione può seriamente compromettere le funzionalità generali di tutto l’organismo e un ristagno di liquidi che causa edemi negli arti inferiori e nei polmoni; quando gli edemi si aggravano possono risultare anche fatali.

Terapia

In alcuni casi, è possibile curare lo scompenso cardiaco con una terapia farmacologica o con un intervento chirurgico per correggere le anomalie. In ogni caso, la terapia più comune è mirata a tenere sotto controllo i sintomi e migliorare lo stato di salute del paziente.
La cura farmacologica contro lo scompenso ormonale si basa su:

  • Farmaci ACE inibitori: gli ACE inibitori (farmaci inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina) dilatano vene e arterie e stimolano i reni ad espellere i liquidi accumulati in eccesso.
  • Betabloccanti: i betabloccanti, in associazione con gli ACE inibitori, rallentano la frequenza cardiaca e le contrazioni, migliorando le funzioni del miocardio.
  • Anticoagulanti: i farmaci anticoagulanti migliorano la fluidità del sangue e prevengono la formazione di trombi.
  • Diuretici: i diuretici servono per stimolare i reni ad eliminare l’acqua presente nell’organismo.

Quando lo scompenso cardiaco è ad uno stadio avanzato grave, l’unica soluzione possibile è un trapianto cardiaco, per assicurare la sopravvivenza del paziente.