Scompenso cardiaco: l'esercizio fisico è consigliabile?

Un altro gruppo di pazienti, in questo caso parliamo di 1

esercizio fisico
A proposito di scompenso cardiaco la domanda che ci si pone è se l’esercizio fisico che alcuni pazienti praticano con l’idea che possa agevolarli nella cura della malattia sia in realtà davvero benefico, o se addirittura possa considerarsi nocivo per questo tipo di patologia, stante il fatto che gli studi fino adesso condotti non possono ritenersi del tutto soddisfacenti.
Per cercare di fare piena luce sulla questione è stato condotto uno studio multicentrico su 2.331 pazienti che presentavano insufficienza cardiaca e si è operato suddividendo i pazienti in un primo gruppo di 1.172 appartenenti che pur continuando le cure loro prescritte per la patologia sono stati anche sottoposti ad esercizio aerobico da praticarsi a domicilio sorvegliati da personale medico e paramedico.
 
Un altro gruppo di pazienti, in questo caso parliamo di 1.159 persone, ha continuato ad assumere le solite terapie senza che queste siano state accompagnate da esercizio fisico; l’intero studio è durato due anni e mezzo.
 
Interessanti i risultati di tale lavoro scientifico che avrebbe manifestato il miglioramento delle condizioni fisiche in quei pazienti che associavano alle cure del caso anche l’esercizio fisico già dopo tre mesi dall’inizio di quest’ultimo. Possiamo dunque asserire che in caso di insufficienza cardiaca l’esercizio fisico controllato in associazione alle cure previste apporti benefici al paziente? A giudicare dai risultati dello studio parrebbe di si, anche se i miglioramenti non sono del tutto plateali, ma tuttavia significativi ed in grado di palesarsi precocemente e nel tempo. Tuttavia è buona norma consultare il proprio cardiologo nel caso ci si apprestasse a propendere per una leggera attività ginnica, sarà infatti il medico a valutare, caso per caso ed in base alla sua esperienza, se e quando è possibile autorizzare il paziente a questa attività. ( Xagena2009 )
Flynn KE et al, JAMA 2009; 301: 1451-1459