Scompenso cardiaco, i cardiologi: evitabili 40mila morti all’anno

L'Italia è ancora molto indietro nelle cure dello scompenso cardiaco. Secondo i cardiologi infatti si potrebbero evitare 40mila morti ogni anno

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Foto Pexels | Karolina Grabowska

Sullo scompenso cardiaco, una patologia che in Italia colpisce oltre un milione di persone e che è in costante aumento, con una prevalenza del 2% sulla popolazione adulta, il nostro Paese è troppo indietro nelle cure: è ancora al palo un nuovo farmaco che abbatte ricoveri e mortalità ed è necessario migliorare subito anche l’accesso alle terapie già disponibili. Così infatti si potrebbero evitare fino a 40mila morti ogni anno.

Questo è l’appello rivolto dai cardiologi alle autorità regolatorie nazionali per facilitare l’utilizzo delle terapie contro lo scompenso già approvate e disponibili e accelerare inoltre l’approvazione dei farmaci antidiabetici per i quali Ema ha già autorizzato l’uso in pazienti con scompenso, ma la cui nuova indicazione terapeutica non è stata ancora recepita dall’Italia.

Scompenso cardiaco prima causa di ricovero per over 65

Nelle persone con più di 65 anni d’età lo scompenso cardiaco è la prima causa di ricovero e nelle forme più gravi ha una mortalità del 20%: con l’uso adeguato delle terapie più innovative ogni anno potrebbero essere evitati migliaia di decessi, affermano gli esperti della Società Italiana di Cardiologia (Sic), che hanno appena firmato un documento congiunto con l’Heart Failure Association of the European Society of Cardiology per sottolineare e ribadire l’importanza di implementare quanto prima possibile l’utilizzo di tutte le terapie riconosciute e approvate.

Classi di farmaci in grado di ridurre mortalità e ospedalizzazioni

“Sacubitril/valsartan e glifozine sono capaci di ridurre la mortalità di oltre il 20% e le ospedalizzazioni del 30% ” ha detto Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto Sic, che ha poi continuato: “Perciò queste nuove classi di farmaci per lo scompenso sono definite modificatrici della storia naturale della malattia dalle Linee Guida internazionali”.

Sempre Perrone Filardi ha poi spegato che: “Entrambe però sono largamente sottoutilizzate in Italia, la prima perché gravata da necessità di piano terapeutico e la seconda perché, nonostante la rapida approvazione Ema della dapagliflozina per i pazienti con scompenso, l’Italia non ha ancora recepito la nuova indicazione terapeutica”.

“Le glifozine rappresentano attualmente la più rilevante innovazione terapeutica nel campo della patologia di disfunzione cardiaca e renale” ha aggiunto ancora Giuseppe Rosano, presidente eletto Heart Failure Association della Società Europea di Cardiologia, che ha spiegato come il ritardo nel recepimento italiano della nuova classe di farmaci per lo scompenso e il mantenimento di piani terapeutici che limitano l’accesso alle terapie innovative “riduce significativamente la possibilità di allungare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita dei pazienti, oltre a impedire una diminuzione dei costi sanitari”.

Sempre Giuseppe Rosano ha spiegato che è stato dimostrato che “la piena implementazione della terapia farmacologica con tutti i farmaci che modificano la prognosi nei pazienti con scompenso cardiaco può ridurre di oltre il 65% la mortalità e i ricoveri rispetto alle terapie convenzionali”.

Per questo, Sic ed Esc Heart Failure Association hanno redatto un documento congiunto con cui, come hanno concluso Indolfi, Perrone Filardi e Rosano, “vogliamo sensibilizzare e sollecitare gli Organi Regolatori nazionali a estendere e facilitare tempestivamente l’implementazione di questi farmaci essenziali per i pazienti con scompenso cardiaco cosi come i device innovativi: un ritardo nel loro utilizzo si traduce purtroppo e inevitabilmente in un maggior numero di vite perdute”.