La questione del rapporto tra salute e viaggi si arricchisce di una nuova scoperta: il jet-lag provoca danni alla memoria. Un effetto in cui si può incorrere nei cambiamenti ripetuti di fuso orario, che è stato messo in evidenza da una ricerca condotta presso l’Università di Berkeley. Non solo dunque spossatezza e insonnia, ma anche un vero danno al sistema cerebrale che regola i ricordi.
I ricercatori si sono resi conto che il jet-lag è in grado di ridurre la produzione dei neuroni nell’area cerebrale dell’ippocampo, la regione del nostro cervello, alla quale spetta il compito di entrare in gioco nei processi implicati nelle capacità di memoria. Tra l’altro non si tratta di un effetto che è destinato a passare in fretta, visto che gli esperti hanno sottolineato che le conseguenze del fenomeno sono riscontrabili anche fino ad un mese dopo.
Il sole, la melatonina e il caffè possono essere utili contro l’insonnia da jet lag, ma i danni alla memoria non possono essere evitati. Gli studiosi sono giunti a questa conclusione compiendo uno specifico studio sui criceti, che si caratterizzano per il fatto di avere un ritmo circadiano di 24 ore molto simile a quello degli uomini. Alterando di proposito il ritmo del ciclo sonno-veglia in alcuni criceti in maniera ripetuta, i ricercatori si sono accorti che essi presentavano dei problemi di apprendimento.
Il jet lag può essere considerata una sindrome che si cura prima di partire, avendo cura di mettere in atto alcuni utili accorgimenti, volti ad alleviare i sintomi del disturbo. In ogni caso bisogna fare attenzione alla memoria e lo stesso dovrebbero fare coloro che fanno i turni di lavoro di notte, perché gli studiosi hanno spiegato che il processo di riduzione dei neuroni dell’ippocampo interessa pure loro.