RU-486: la pillola che fa abortire arriva anche in Italia

RU-486, la pillola abortiva arriva in Italia

Articolo aggiornato il 11 Novembre 2007

Entrerà anche in Italia, fra circa 3 mesi la RU-486, la pillola che può fare abortire
Il suo principio attivo è il Mifepristone che consente, all’occorrenza, di interrompere una gravidanza indesiderata, purchè il tutto avvenga entro le prime 9 settimane dal concepimento, evitando, così, l’aborto chirurgico; detta in questo modo, stabilire di ciò che si tratta, non è semplice, ma se aggiungiamo a tutto, una semplice sigla, RU-486, le cose si chiariscono di molto, visto che di un farmaco parliamo e, per di più, esistente da parecchio tempo, in larga parte d’Europa, Italia esclusa, dove, però, dovrebbe giungere il prossimo mese di marzo.
Attualmente, a scegliere questa pillola, laddove è commercializzata, sono 60 donne su 100, che hanno scelto di interrompere una gravidanza, le restanti 40 ricorrono ancora al chirurgo.
Interessante conoscere le modalità d’azione del Mifepristone che agisce sullo sviluppo dell’embrione, arrestandolo. Dopodichè, la somministrazione di una particolare prostaglandina, agisce favorendo l’espulsione dello stesso embrione. Il consenso della RU-486 è dato dalla constatazione del successo terapeutico del farmaco che agisce bene, procurando un aborto, in 95 casi su 100, mentre solo circa 3 donne su 100 hanno necessità di ricorrere ad un successivo raschiamento terapeutico. Il fallimento della pillola in questione è riferita a, circa, il due per cento dei casi.
Dunque, un farmaco efficace e sicuro, ma non privo di effetti collaterali, quali, nausea, vomito e diarrea, compresa l’eventuale comparsa, occasionale, di coliche addominali di grado modesto. Per quanto riguarda l’aborto procurato dalla RU-486, i rischi di infezioni e/o emorragie , sono sovrapponibili a quelli chirurgici di un’interruzione di gravidanza, per questo motivo, l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ne ha autorizzato l’ingresso anche in Italia.
Ogni eventuale pretesto, anche etico, finalizzato ad ostacolare l’immissione del farmaco, anche nel nostro Paese, dovrà essere superato, constatato che, laddove il farmaco viene utilizzato, non ha avuto incidenza sul numero di aborti e, dunque, il fatto che anche da noi, sia il Servizio Sanitario Nazionale a dispensarlo, dovrà essere visto come un cammino di civiltà e un superamento di quell’oscurantismo che avvolge, ancora adesso e, troppo spesso, la nostra Nazione e non dovrà, assolutamente, portare a ritenere che, laddove esista da almeno un decennio, la RU-486, vi sia stata un’agevolazione al ricorso o ancor peggio, un’istigazione all’aborto che è sempre una decisione sofferta da parte della coppia e, in particolar modo, della donna.
Dall’utilizzo della RU-486, non dovranno neanche temersi gravi effetti collaterali, oltre a quelli già citati, se la stessa Food and Drug Administration, l’Ente di controllo dei farmaci statunitense che ha esaminato gli unici sei decessi avvenuti dopo utilizzo della pillola, ha stabilito, un rapporto costi, intesi come rischi, benefici, a favore della RU-486, al punto da considerare il pericolo di eventuale letalità del farmaco, ad un caso su 100.000 assunzioni, come ratificato anche dall’Emea, il corrispettivo europeo dell’Organismo Americano.
Occorre soltanto sottolineare la necessità, da parte della donna che utilizza il farmaco, di farlo a stretto controllo medico-specialista che dovrà monitorare la paziente prima, durante e dopo l’inizio del ciclo di terapia, al fine di verificare che l’interruzione di gravidanza si sia svolta regolarmente, ricordando che tali controlli si effettueranno in regime ambulatoriale e non richiedono ricovero ospedaliero.

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