Articolo aggiornato il 6 Luglio 2009
Ne sanno qualcosa i medici che spesso costretti da un sospetto patologico relativo ad un loro paziente, al momento di consigliare una eventuale risonanza magnetica si ritrovano da parte dell’ammalato e/o dei loro familiari prossimi, tutta una serie di resistenze nate dalle preoccupazione che tali esami, soprattutto se reiterati, alla fine possano fare più male che bene!
Premesso che una risonanza non fa né bene nè male, appunto, perché non è una terapia semmai un esame diagnostico, c’è da dire che spesso un quadro chiaro che spieghi i sintomi, può far piena luce sulla malattia ed a volte giungere persino a salvare la vita di una persona. Per quanto concerne invece le preoccupazioni derivanti dal ricorso a tale metodica, oggi la medicina non ha dubbi; l’effettuazione di una risonanza magnetica anche quando viene ripetuta a distanza di poco tempo l’una dall’altra non è pericolosa!
Vero è che il paziente potendo scegliere si affiderebbe a più cuor leggero ad un’ecografia poiché si ritiene, a ragione, che l’esposizione agli ultrasuoni non apporti danno alcuno, ma poiché non è sempre possibile ricorrere alle ecografie in luogo delle risonanze magnetiche può risaltare utile sapere che il campo magnetico e le onde elettromagnetiche, che stanno alla base delle risonanze magnetiche. che vanno poi a trasferire i dati ad un computer che li interpreta, hanno un’intensità tale da risultare quasi innocua per il paziente.
Il limite della risonanza magnetica
C’è tuttavia qualche limite di impiego di questa metodica che riguarda un certo tipo di paziente, ovvero la necessità di somministrare un farmaco che agisce quale vero e proprio mezzo di contrasto capace di far risaltare al meglio certe aree anatomiche altrimenti difficili da individuare. Il farmaco in questione si chiama Gadolinio e nei confronti del quale dovranno prestare particolare cautela quei soggetti affetti da severe forme di insufficienza renale ed eventuali altri soggetti allergici a tale mezzo di contrasto.
Ma soprattutto nel secondo caso è davvero molto difficile trovare pazienti che manifestano allergia a tale farmaco, così come, considerato che nessuno si sognerebbe mai di andarsi a sottoporre ad una risonanza magnetica di propria iniziativa, lasciando al medico la scelta della modalità diagnostica da applicare per l’eventuale patologia presunta, siamo certi che il medico sia sempre nelle condizioni di conoscere lo stato clinico del proprio paziente al punto da valutare o meno l’utilità dell’esame.