Quando si parla di resistenza agli antibiotici, in molti pensano ad un problema che potrebbe riguardare un lontano futuro. In realtà, recenti studi hanno evidenziato come questa sia un’emergenza sanitaria quanto mai attuale. Pericolose infezioni batteriche che sembravano perfettamente guaribili tornano a suscitare preoccupazione. Tanto che sono la terza causa di morte al mondo, subito dopo le cardiopatie e l’ictus.
Resistenza agli antibiotici, perché è un pericolo
Da tempo sono noti i rischi della resistenza agli antibiotici, ma solo negli ultimi anni è emersa la reale portata di questo fenomeno. Se in passato si stimavano ben 10 milioni di morti all’anno per infezioni batteriche non guaribili entro il 2050, gli esperti hanno compreso che questa cifra è già pericolosamente vicina. Nel 2019, infatti, sono addirittura 4,95 milioni i decessi associati all’antibiotico-resistenza.
Gli antibiotici sono una delle scoperte mediche più importanti di tutti i tempi. Hanno permesso di rendere perfettamente innocue patologie che in passato conducevano quasi certamente alla morte. Ma i batteri, contro cui questi farmaci sono stati sviluppati, stanno pian piano imparando a combatterli e a diventare resistenti alla loro efficacia. Ciò accade soprattutto a causa dell’utilizzo sproporzionato degli antibiotici, in particolare quando non ve ne è davvero bisogno.
La situazione è preoccupante: sono già molti i batteri che non rispondono adeguatamente alle cure. Questo significa un incremento della mortalità per infezioni che fino ad oggi erano perfettamente guaribili. Un team di ricercatori dell’Università di Washington ha analizzato i dati risalenti al 2019, scoprendo l’inquietante numero di decessi in qualche modo legati alla resistenza agli antibiotici. Lo studio, pubblicato su The Lancet, rivela dunque che è questa la terza causa di morte nel mondo.
Tutto questo dovrebbe spingere le autorità a rivalutare il rischio dell’antibiotico-resistenza. Questa è infatti una minaccia reale, da non sottovalutare. È importante attuare politiche sanitarie che comportino un più attento impiego degli antibiotici, nel contempo migliorando l’accesso all’acqua potabile e a standard di igiene più elevati.