Articolo aggiornato il 24 Agosto 2008
Alzi la mano chi non ha mai visto la propria nonna, la mamma, una zia, sferruzzare allegramente a maglia, un lavoro tutt’altro che semplice, che richiede una grande manualità e destrezza di mano e gomiti e non solo, in quello che è spesso stato visto come un banale passatempo, nell’attesa di essere ricevuti dal medico in sala d’attesa, nei lunghi pomeriggi d’inverno ed in ogni situazione che concedesse un periodo di relax, c’è molta creatività, concentrazione e fantasia.
A sostenere l’utilità del lavoro a maglia, soprattutto quando svolto per hobby col fine di ricavare maglioni, sciarpe, babbucce e quant’altro, ovunque svolto, scendono in campo anche gli psicologi che ammettono a quest’attività un ruolo salutare per chi lo svolge che se da una parte stimola la creatività e la fantasia, come detto, conferisce all’autore del lavoro quel senso di pace e serenità che si completa con la gratificazione di sapere non solo di aver imbastito un prodotto con le proprie mani, ma anche di donare ad altri il frutto della propria opera personale.
Il ruolo di socializzazione che il lavoro a maglia concede si aggiunge a tutto il resto, tant’è che all’antico lavoro ai ferri si è aggiunto il neo ruolo che si da a quest’attività vista come momento importante di aggregazione come testimonia la giornata mondiale della Maglia in Pubblico, da poco svoltasi a Roma, dove un gruppo di lavoratrici e anche lavoratori uomini si è esibito davanti ad una folta platea di persone che assisteva al lavoro svolto dal gruppo, con grande soddisfazione di tutti.