Psicologia: l'ottimismo si può "insegnare" e "imparare"

L’ottimismo fa parte delle persone, come caratteristica innata del loto carattere, ma non solo: la propensione alla positività si impara anche dal contesto famialiare e sociale

L'ottimismo si può insegnare

L'ottimismo si può insegnare Ottimisti o inguaribili pessimisti? Dipende dalla genetica, ma non solo: l’ottimismo si può insegnare e si può imparare, bastano il contesto e i maestri giusti, almeno stando ai risultati di una recente ricerca, pubblicata sulle pagine della rivista specialistica Pediatrics. La famiglia svolge il ruolo più importante, influenza la propensione al pensiero positivo dei figli in modo determinante.

Proprio così, la propensione all’ottimismo, alla positività può essere un’attitudine innata, ma si può anche dare la spinta giusta alla natura, basta il contesto sociale e famigliare adatto. Infatti, secondo gli studiosi australiani dell’Università di Melbourne e del Royal Children’s Hospital l’ottimismo è una qualità che si può apprendere, che si può insegnare e che può dipendere dal contesto sociale e affettivo in cui una persona è inserita.
 
5600 i ragazzi, di età compresa tra i 12 e i 14 anni, coinvolti nello studio e un’evidenza molto interessante: nonostante la propensione “fisiologica” alla negatività e al pessimismo tipica degli anni dell’adolescenza, l’ottimismo di fondo dei giovani è legato alle influenze esercitate dalla propria famiglia e dalle proprie conoscenze personali e affettive.
 
I giovani che hanno partecipato alla sperimentazione sono stati intervistati dai ricercatori, in merito alle proprie abitudini di vita e al proprio modo di pensare, e sono stati, di conseguenza, classificati in base ai differenti livelli di ottimismo, da basso a molto elevato. Monitorando i dati ottenuti, è stato evidente che i ragazzi maggiormente predisposti all’ottimismo, a vedere il classico “bicchiere mezzo pieno”, hanno ricevuto insegnamenti e influenze precise in questo senso dal proprio contesto sociale e familiare.