Articolo aggiornato il 4 Aprile 2011
In psicologia è emerso che i traumi aiutano l’ottimismo. Una considerazione che apparentemente sembra piuttosto incongruente, ma che è stata dimostrata da uno studio specifico. Si può trattare di difficoltà di diverso genere, che possono essere costituite da un lutto, da una malattia, da ristrettezze economiche e che possono provocare ansia e depressione.
A mettere in evidenza la possibilità che i soggetti coinvolti ne traggano delle conseguenze positive è stata una ricerca condotta presso l’Università di Buffalo. I ricercatori hanno avuto modo di riscontrare che l’affrontare delle difficoltà anche di carattere traumatico, seppur rientranti entro certi limiti, può rendere gli individui più forti psicologicamente e maggiormente in grado di affrontare le situazioni difficili. Tutto questo li renderebbe più capaci di guardare al futuro con un certo ottimismo, potendo contare sulle loro capacità.
E tutto ciò non può non avere delle conseguenze importanti sullo stato di salute generale, in quanto l’ottimismo fa bene alla salute e contrasta le malattie. Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, ha spiegato:
Lo studio dimostra con i numeri ciò che l’esperienza suggerisce e cioè che le prove più difficili della vita temprano il carattere e determinano una crescita personale. Questo accade perché le avversità spingono a cercare soluzioni e il fatto di trovarle dà fiducia in se stessi e soddisfazione. È però difficile stabilire una soglia entro la quale gli eventi negativi rafforzano il carattere, perché questa dipende dalle caratteristiche personali, dallo stile di vita e dall’età.
È comunque da tenere in considerazione che infanzia e adolescenza rappresentano delle fasi della vita più vulnerabili, per cui anche un evento traumatico singolo può comportare delle gravi conseguenze. Tra l’altro in tutto ciò influiscono anche le caratteristiche genetiche personali. Meglio puntare sul fatto che l’ottimismo si può “insegnare” e “imparare”.