Pillola RU486: sicura come l'interruzione chirurgica della gravidanza

Anche se il numero di aborti in Italia tende ogni anno a diminuire, resta sempre la piaga di quelli praticati clandestinamente ma anche senza considerare quest'ultimi, il ricorso al bisturi per interrompere una gravidanza indesiderata è sempre troppo alto; perchè allora non ricorrere alla Pillola RU486 anche nel nostro Paese?

Articolo aggiornato il 20 Marzo 2009

Pillola RU486
Torniamo a parlare di pillola RU486, il farmaco che consente l’interruzione di gravidanza volontaria senza ricorrere all’intervento chirurgico rappresentato dall’aborto. La discussione a proposito di questo innovativo metodo apre un dibattito che non è solo finalizzato al farmaco utilizzato da anni negli altri Paesi europei, ma è anche volto intorno alla discussione sempre accesa che molti fanno ancora circa l’opportunità o meno di ricorrere all’aborto, dimenticando in molti che, piaccia o meno, la legge 194 emanata un quarto di secolo fa ha esteso la possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria di una gravidanza scaricando i costi al S.S.N. senza limitazioni circa il metodo adottato.
Senza allora aprirsi a considerazioni di tipo etico-filosofico, resta soltanto da comprendere le motivazioni che limitano il ricorso alla terapia clinica anzicchè a quella chirurgica nel perseguire il medesimo obiettivo che nello specifico è rappresentato dall’interruzione volontaria della gravidanza. Si tratta insomma di capire se le resistenze nei confronti della pillola RU486 sono veramente motivate da un paventato rischio per chi l’assume, rispetto all’intervento chirurgico o se, in clima di oscurantismo e di riflusso come quello che sta attualmente vivendo la nostra società, l’osteggiare un farmaco utile per interrompere una gravidanza indesiderata sia più volto all’apprensione che tale farmaco determina nel rendere più agevole l’interruzione della gravidanza stessa.
 
Se le resistenze sono di ordine etico-religioso, non siamo nella sede adatta per dibatterne, ma se invece si vogliono raffrontare i due metodi volti all’interruzione volontaria della gravidanza, riguardo all’eventuale rischio a carico di chi vi si sottopone, a correre in nostro aiuto circa la valutazione da compiere, è uno studio svizzero recente che ha ben palesato come entrambi i sistemi, chirurgico e farmacologico siano sicuri ed affidabili per la donna alla stessa maniera.
 
Se poi ne facciamo una questione meramente economica, occorre sapere, come del resto è facilmente intuibile, che la pillola RU486 implica costi di natura economica ridotti rispetto all’intervento operatorio, anche solo pensando ai costi di degenza e della sala operatoria impiegata, visto che nel caso della pillola si tratta di un intervento ambulatoriale effettuato in day hospital e dunque senza alcuna degenza notturna che nel caso dell’aborto è di almeno uno/due giorni, in assenza di complicazioni.
 
D’altro canto, il numero di aborti legali eseguiti in Italia pur seguendo una curva da anni in discesa, resta sempre nell’ordine degli oltre 130 mila aborti all’anno relativamente ad un decennio fa e non va mai sotto i 100 mila aborti praticati negli ultimi anni. Un numero ancora cospicuo, cui sfuggono chiaramente i dati riguardo agli aborti clandestini, purtroppo ancora praticati nel nostro Paese in maniera significativa. Ma se andiamo a vedere quanto fatto dai nostri “cugini “ d’oltralpe, i francesi ad esempio e i più lontani svedesi, ci accorgiamo che in quei Paesi dove la pillola RU486 è già una realtà consolidata di anni e anni, il numero di aborti praticati chirurgicamente è sensibilmente diminuito di almeno il 30%; un trend analogo che potrebbe presto trovare applicazione anche in Italia allorquando anche nel nostro Paese tale preparato farmacologico dovesse prendere piede.
 
E’ la stessa ISTAT, d’altro canto, a palesarci un cambiamento di rotta in ambito agli aborti “ italiani “ che hanno di fatto spostato il ricorso da parte delle famiglie da una situazione volta alla pianificazione familiare, come accadeva fino alla fine dello scorso secolo, verso quella che viene definita una situazione d’emergenza:
 
“Si può quindi affermare che in Italia sta cambiando il modello di abortività volontaria: si sta passando da un modello di tipo “tradizionale”, caratterizzato da un ricorso all’Ivg soprattutto delle donne coniugate con figli, a un modello, più simile a quello dei paesi nord europei, in cui l’aborto è più estemporaneo e legato a situazioni di “emergenza”, ovvero non viene più utilizzato per controllare le dinamiche di pianificazione familiare”, come sottolineato proprio dall’ISTAT.
 
E se dunque è cambiata la visione da parte delle famiglie e delle donne in particolare nei confronti dell’aborto e se nel resto della UE la RU486 è commercializzata in tutti i Paesi perché ancora tanta resistenza nei confronti di tale farmaco in Italia?

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