Sicuramente è ancora presto per potere stilare un primo consuntivo sull’utilizzo da parte delle donne italiane della pillola abortiva RU 486, visto il breve periodo intercorso dal suo lancio in Italia, ma i primi dati confermerebbero come le donne italiane abbiano preso di buon grado il farmaco fin dal suo primo debutto.
Lo dimostra il dato non ufficiale che indica in qualcosa come 300 confezioni quelle utilizzate nel nostro Paese, la maggioranza delle quali consumate in regioni come Piemonte e Puglia e dove si è anche registrato la più alta incidenza di istanze atte a rifiutare il ricovero ospedaliero nella intervenuta interruzione di gravidanza da farmaco.
Da ricordare che non tutte le regioni italiane sono giunte nello stesso periodo all’approvvigionamento del farmaco e alla sua dispensa da parte del S.S.N, ad esempio in città come Bari si è avuto l’utilizzo della pillola abortiva per prima rispetto a città come Torino giunte in ritardo, chissà, proprio per la iniziale preso di posizione del neo Governatore leghista Chota che si era opposto alla pillola stessa.
Ed in fatto di utilizzo e relative e sempre possibili effetti collaterali della pillola RU486, che dire? E’ Silvio Viale, il ginecologo radicale famoso per aver avviato la sperimentazione della Ru486, a spiegarlo precisando che per nessuna di queste donne ci sono state complicazioni. ”E’ invece aumentato – ha detto Viale, il carico burocratico per il personale dell’ospedale”.
Sarà inoltre per effetto della novità del farmaco immesso sul mercato, ma vi sono regioni d’Italia dove la lista d’attesa per poter beneficiare della pillola è sempre più lungo, lo dimostra il dato secondo il quale in città come Bari, la lista d’attesa di donne che aspettano di essere chimate dal Policlinico per effettuare l’aborto farmacologico è lunga e si assesta ad almeno 25 unità.
”Quasi tutte le donne che si sono finora sottoposte a questo metodo hanno rifiutato il ricovero ordinario” che e’ stato deciso seguendo il suggerimento del consiglio superiore della sanita’, riferisce il ginecologo Sergio Blasi, che e’ il responsabile delle interruzioni di gravidanza nella prima clinica ostetrica del policlinico e che e’ da un paio di anni punto di riferimento del Mezzogiorno per quanto riguarda l’Ru486. Blasi e’ anche uno dei pochi medici non obiettori di coscienza della Puglia. ”Solo due donne in questo mese – precisa Blasi – non hanno rifiutato il ricovero”. Il martedi’ mattina Blasi si dedica all’ascolto delle donne che si recano al policlinico per avere informazioni sul metodo. ”Martedi’ scorso – racconta Blasi – erano tantissime le donne in fila: venivano da Roma, da Catania, da Latina, da Campobasso, da Lecce, da Brindisi”. ”Occorre una struttura adeguata per far fronte alla situazione: ogni giorno arrivano decine e decine e decine di telefonate al numero verde che abbiamo istituito ma per far fronte a tutto occorrono altre persone e una struttura maggiormente organizzata. Faccio solo un esempio: nei prossimi giorni dovro’ assentarmi per un congresso e fuori mettero’ un cartello sul quale sara’ scritto che il servizio per l’Ru486 e’ chiuso, perche’ se manco io, bisogna chiudere”
Non tutti, come è ovvio che sia, sono favorevoli alla pillola abortiva, in Sicilia,a Palermo in particolare, si sono visti striscioni da parte di un gruppo folto di esponenti di Forza Nuova che apostrofa la pillola abortiva chiamandola come “ veleno per bambini”, nel corso di una manifestazione messa in piedi davanti l’ingresso del reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Civico di Palermo ed i cui manifestanti hanno anche distribuito dei volantini contro la pillola abortiva che ancora, comunque, non e’ in distribuzione nelle strutture sanitarie siciliane. Lo sara’ non prima di una settimana. Come dire, siamo in democrazia, ad ognuno il proprio dissenso, purchè chi voglia scegliere una strada rispetto ad un’altra possa sempre farlo!
Fonte Foto: ILPAESENUOVO
Pillola RU486: il primo bilancio ad un mese dall'utilizzo
