Intervistato dal Corriere della Sera in occasione del suo compleanno, Piero Angela ancora una volta ha condiviso riflessioni molto acute e intelligenti sulla contemporaneità e sulla scienza.
Nato a Torino il 22 dicembre 1928, Angela ha dichiarato di sentirsi ancora in forma e di guardare sempre al futuro: il suo pensiero va soprattutto ai bambini di oggi che dovranno gestire l’emergenza ambientale, ma anche al fatto che si fanno sempre meno figli, problema che aveva già affrontato una decina d’anni fa nel libro Perché dobbiamo fare più figli scritto con Lorenzo Pinna. Contando che nel 2030 si stima ci saranno 150mila ultrecentenari, la forza lavoro sarà sempre meno, il che genera incognite sull’effettiva resistenza del sistema.
Piero Angela: finito il Covid, tutto sarà diverso. E coi negazionisti serve il dialogo
Il “suo” Quark compirà a marzo 40 anni: la sua vita e carriera sono state dedicate alla divulgazione scientifica seria e precisa, che gli hanno fruttato ben 12 laure honoris causa. Ovviamente, nell’intervista, è stato ampiamento interrogato sul Covid e sul suo punto di vista.
Secondo Piero Angela, quando la pandemia sarà finita, il mondo non tornerà come prima. Cambierà completamente il nostro modo di approcciarci alla scienza: abbiamo compreso l’importanza dell’investire nella ricerca e nella medicina oltre che al peso che ha l’opinione di uno scienziato in merito a determinati argomenti. La politica ha ascoltato gli esperti e ha agito di conseguenza, un precedente importante per il futuro. Anche il modo di lavorare e la digitalizzazione della vita svolteranno il nostro modo di comportarci e vivere: anche lui, a 92 anni, ha preparato parte della sua trasmissione a casa a dimostrazione di come sarà sempre necessaria la presenza grazie agli strumenti tecnologici e che il divario tra giovani e anziani vada assolutamente colmato.
Importanti le sue parole sui negazionisti: se tanti preferiscono ignorarli, Angela ha un’altra idea. Infatti secondo lui : “Non so se sia utile, però, trattarli come somari e chiuderla lì. Meglio cercare di convincerli, insistere fino in fondo. In ogni caso, chiaro, più di tanto non si può fare“. La chiave è quindi il dialogo, la sensibilizzazione, l’eduzione. Bisogna spiegare loro tutti i rischi e soprattutto, che la loro libertà finisce dove inizia quella degli altri: “Attento, se ti butti dalla finestra rischi di farti male. Molto male. Dopodiché, se proprio non vuoi sentir ragioni, che ti devo dire? Buttati. Purché tu non coinvolga gli altri…“.
Secondo il giornalista, di questa epoca resterà una traccia per sempre. Ma interrogato sul fatto che il 2020 fosse o meno il peggiore anno da lui vissuto, anche perché causa Covid ha perso il suo caro amico Piero, è stato chiaro: “Impossibile fare paragoni, ma il ’44 è stato terribile. L’inverno è stato gelido e c’era la guerra…“