Pfizer e BioNTech, alla luce di dati e test scientifici molto positivi, chiederanno alla Fda statunitense e all’Ema l’autorizzazione alla somministrazione di una terza dose di vaccino. Infatti, è stato riscontrato che un’ulteriore richiamo alzi il livello degli anticorpi da 5 a 10 volte rispetto alle sole due dosi contro il ceppo originario del Covid e la variante Beta. Sono poi state annunciate le pubblicazioni di altri dati sempre incoraggianti.
La richiesta dalla casa farmaceutica arriva anche in seguito ai dati diffusi dal Ministero della Salute israeliano, che mostrano come l’efficacia del vaccino nel prevenire sia l’infezione che la malattia sintomatica, diminuita sei mesi dopo la vaccinazione, pur rimanendo alta l’efficacia nella prevenzione di casi gravi.
Al momento però dagli Stati Uniti il Centers for Disease Control and Prevention e Food and Drug Administration ha fatto sapere di non ritenere necessaria un’ulteriore dose di Pfizer per tutti coloro che hanno già completato il ciclo vaccinale, sostenendo sia più che sufficiente alla copertura anche dalle varianti.
Di altro avviso l’UE: dalla Commissione Europea, dopo la risposta contraria dell’ente americano, fanno sapere che l’intenzione è quella di combattere con ogni mezzo scientifico valido tutte le varianti, affidandosi completamente all’Agenzia europea del farmaco in merito alla necessità di una terza dose di Pfizer. Una valutazione da fare a stretto giro in vista della scadenza dei contratti per le forniture di faccini stipulati con BioNtech e Moderna.
Terza dose Pfizer: i centri universitari italiani stanno studiando la sua utilità
Anche l’Italia partecipa alla ricerca sull’effettiva necessità di una terza dose di Pfizer. I centri ospedalieri universitari di Palermo, Genova, Foggia, Roma, Milano, Bologna e Padova all’interno del Piano Nazionale della Vaccinazione stanno analizzando la risposta anticorporale post vaccino per trarre conclusioni su come agire con la campagna vaccinale. I soggetti del campione vengono sottoposti a prelievi di sangue nelle varie fasi e incrociati i dati, i quali verranno analizzati dall’Istituto Superiore di Sanità.
Uno dei coordinatori dello studio, il professor Restivo, ha spiegato che fino ad ora è stato “evidenziato come circa un 10% dei soggetti avesse contratto il virus, ma ciò è avvenuto in modo inconsapevole. Entro la fine dell’estate contiamo di poter avere a livello complessivo i risultati preliminari per poter così disporre delle informazioni che servono per valutare la possibilità di una terza dose, probabilmente da somministrare nel periodo autunnale-invernale“.
In merito alla questione terza dose, si è espresso anche il commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo: se le autorità scientifiche decreteranno necessaria un’altra dose, ci sono già accordi di acquisto con il Ministero della Salute, perciò l’Italia sarà pronta a somministrarla.