Perché fotografiamo tutto quello che mangiamo?

Prima bisogna scattare una foto del cibo e solo dopo si può iniziare a mangiare. Vi siete mai trovati in una serata del genere? Con amici che non iniziano a mangiare se prima non fotografano i piatti arrivati e li condividono sui social? In questo articolo vedremo cosa significa questo atteggiamento secondo la psicologia sociale.

quattro mani con cellulare che fotografano il cibo sul tavolo
Foto Shutterstock | Twinsterphoto

Prima bisogna scattare una foto del cibo e solo dopo si può iniziare a mangiare. Vi siete mai trovati in una serata del genere? Con amici che non iniziano a mangiare se prima non fotografano i piatti arrivati e li condividono sui social? In questo articolo vedremo cosa significa questo atteggiamento secondo la psicologia sociale. È solo un modo per esprimersi o riguarda la FOMO?

Fotografare i cibi per condividerli sui social, perché?

Ragazza che fotografa i piatti prima di mangiare
Foto Shutterstock | Ground Picture

Quante volte ci è successo di andare a cena con degli amici e di attendere i piatti ordinati con ansia perché siamo affamati, ma quando il cameriere ci serve, un nostro amico ci impedisce di iniziare a mangiare perché deve prima fotografare i piatti per poi condividere la foto sui social.

Per molti è una vera e propria fissazione, ma perché? Cosa ne pensa la psicologia? “I miei nonni ricordavano sempre esattamente cosa mangiavano quando e dove”, afferma il professor Alexander Bodansky, docente di psicologia sociale all’Università di Amburgo. Oggi, che possiamo fotografare e condividere con il nostro cellulare,  il costo per scattare una foto del tuo cibo non è più così alto.

Anni fa, invece, per “sprecare” una foto del rullino con il cibo, doveva valerne proprio la pena.

Ma perché così tanti lo fanno? “È sicuramente una forma di autoespressione”, crede Bodansky. “Inoltre il cibo è anche un ottimo indicatore dell’appartenenza al gruppo e degli ambienti sociali a cui apparteniamo. Da questo possiamo dedurre a quale classe sociale apparteniamo“.

È quindi più di un semplice status symbol, secondo lo scienziato. “Da un lato, funziona come una demarcazione basata sul motto: ‘Guarda cosa posso permettermi.’ D’altra parte, puoi anche mostrargli solidarietà: “Anch’io sono uno di voi. Mangio anche hamburger“.

Documentare il cibo non è una novità

Uno sguardo alla storia dell’arte mostra che documentare il cibo non è una novità. Numerose sono le immagini di banchetti di corte, tra cui “Il banchetto in casa di Levi” del pittore italiano Paolo Veronese, solo per citare un esempio.

A quel tempo il dipinto serviva per documentare cosa si mangiava a corte e quali persone vi prendevano parte. E anche oggi molti lo fanno; pensiamo solo alle oltre 152 milioni di immagini sotto l’hashtag #foodporn.

Inoltre alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto che il cibo fotografato ha un sapore migliore. Questo emerge da un documento di ricerca sul “Journal of Consumer Marketing” del 2016. Lo studio ha rilevato che i pasti condivisi online sono più gustosi. Inoltre, per alcuni, non fotografare il cibo li fa sentire come se mancasse qualcosa e, di conseguenza, anche il sapore del cibo sembra essere peggiore.