Articolo aggiornato il 13 Maggio 2008
Il pendolarismo e’ caratteristico per i suoi orari impossibili: si parte al mattino e si torna la sera, e il tran-tran e’ sempre lo stesso, alzata, corsa in stazione, attesa del treno, biglietti, code, viaggio, coincidenze, metro, bus, e finalmente al lavoro; il nervosismo e l’ansia durano tutto il giorno e si ripete tutti i giorni.
Cosi’ la vita di un pendolare si ripete sempre uguale tutti i giorni, dal lunedi’ al venerdi’, e se da una parte apparentemente questo diventa abitudine, dall’altra in realta’ il nervosismo e’ nascosto e latente, e questo fenomeno ansioso riguarda, secondo il Censis, ben 13 milioni di italiani. Questi sono dei lavoratori che, indipendentemente dal percorso che fanno per arrivare al lavoro, devono produrre come gli altri e tenere gli stessi ritmi di chi non ha quesi problemi.
A occuparsi di questa problematica psichiatrica lo specialista il dottor Massimo Di Giannantonio, dirigente della Società italiana di psichiatria (Sip) secondo il quale il lavoratore pendolare perde molta della sua creativita’ a causa del tempo sprecato senza produrre; il disagio del lavoratore pendolare si traduce nel fatto che, arrivare sul posto di lavoro, diventa piu’ un traguardo e un punto di arrivo piu’ che un punto di partenza della giornata.
Orari e ossessioni che governano la vita del pendolare, il quale manifesta i momenti di crisi con episodi di nervosismo e di intolleranza: sono proprio questi segni di violenza immotivata e improvvisa di fronte a intoppi e perdite di tempo che segnano un’avvicinamento di un periodo di crisi.
Dal punto di vista del bioritmo il pendolare ha un andamento ad alti e bassi, durante la giornata, con una oscillazione molto piu’ ampia delle persone con una vita normale.