Parto: l'epidurale preserva i muscoli pelvici

Il parto naturale è una bella esperienza, ma molto faticosa per la madre, tanto che può esporre al rischio di danni muscolari

Articolo aggiornato il 9 Settembre 2010

Anestesia epiduraleIl parto è un fenomeno naturale, ma certamente rappresenta un’enorme fatica per l’organismo della mamma, che deve spingere, a volte anche con sommo sforzo, perché il bambino venga al mondo. Spinte che, se molto prolungate, possono avere ripercussioni sui muscoli pelvici.

Lo studio

Secondo uno studio australiano, condotto su circa 400 donne e pubblicato sulla rivista scientifica “BJOG” del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, infatti, una donna su 10 che ha avuto un parto naturale ha riportato danni ad alcuni muscoli. Gli studiosi della Nepean Clinical School of Medicine di Sydney hanno rilevato che il rischio di lesioni ai muscoli pelvici è fortemente legato alla durata del parto: maggiore è il travaglio, maggiore è il rischio di danni muscolari, che possono portare anche a un prolasso degli organi pelvici.
Chiaramente questo non può e non deve rappresentare un ostacolo al parto naturale: da preferire al parto cesareo tutte le volte che non ci sono motivazioni cliniche (ossia seri rischi per la salute del nascituro e/o della mamma) che richiedano il taglio, che, in quanto intervento chirurgico vero e proprio, presenta sempre dei potenziali rischi.

I risultati

Ma allora come preservare i muscoli pelvici? I ricercatori suggeriscono il ricorso all’anestesia epidurale, l’anestesia che consente alla donna di rimanere sveglia e non avvertire dolore, praticata tramite un’iniezione o grazie ad un piccolo catetere inserito tra la terza e la quarta vertebra lombare. Lo studio, infatti, ha evidenziato un minor numero di danni muscolari nelle donne che avevano optato per il parto con epidurale. In che modo l’epidurale preserverebbe i muscoli pelvici? Gli studiosi ipotizzano che l’azione positiva sia legata al fatto che alla donna anestetizzata deve essere detto quando cominciare a spingere e questo si traduce in spinte fatte solo quando è effettivamente necessario, riducendo quindi gli sforzi.

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