Il Ministero della Salute, riguardo al parto cesareo, stabilisce che non più del 20% delle nascite in Italia dovrebbe avvenire mediante il ricorso a questo metodo. Eppure i dati reali sono molto diversi da queste indicazioni. Lo ha svelato l’Osservatorio Nazionale per la Salute della Donna, secondo il quale è il 40% delle donne che partorisce con un taglio cesareo.
Per rimediare a tutta la questione l’Istituto Superiore di Sanità ha rilasciato un documento molto importante, che è destinato sia ai cittadini che agli operatori sanitari, in modo da stabilire quali sono i casi in cui è previsto il parto cesareo.
Quando si fa il cesareo?
Secondo il documento in questione si dovrebbe ricorrere al taglio cesareo soltanto in quattro casi. Il primo è rappresentato dal fatto che il feto è podalico e non si riesce a modificarne la posizione dall’esterno.
Il secondo caso è costituito dalla placenta che ostruisce il canale del parto. Il terzo caso è rappresentato dalle madri che soffrono di diabete, nel caso in cui il bambino pesi più di 4 chili e mezzo.
Infine si dovrebbe ricorrere al parto cesareo quando alcune malattie della madre potrebbero trasmettersi al bambino, come nel caso dell’aids, delle epatiti e dell’infezione da Herpes simplex virus.
In tutti gli altri casi si dovrebbe invece ricorrere al parto naturale per favorire il benessere della donna e del bambino. Proprio per questo possiamo affermare che l’indicazione del parto cesareo non è sempre utile, anche se in Italia il ricorso al parto cesareo è disomogeneo.
Le nuove linee guida per il parto cesareo intendono mettere ordine a questa situazione.