L’osteoporosi è una malattia che interessa le ossa e provoca un loro indebolimento e, conseguentemente, possibili fratture che si verificano anche a seguito di traumi non gravi. I sintomi sono rappresentati dal mal di schiena e dalla postura che appare curva. Per quanto riguarda le cause, gli esperti non sono riusciti a trovare dei motivi ben precisi. Si sa, comunque, che ci sono dei fattori di rischio che influiscono molto, fra questi la menopausa, la ridotta massa ossea e l’eccessiva magrezza. Per la cura ci sono dei farmaci a disposizione, ma soprattutto si deve puntare su un’alimentazione sana, che diventa un ottimo strumento anche per la prevenzione. Qual è, dunque, la sintomatologia esatta legata all’osteoporosi? Quali sono le sue cause? Quale il trattamento per poter giungere alla guarigione? Scopriamo di più in merito.
Cos’è l’osteoporosi
Cos’è l’osteoporosi? Come anticipato prima, si tratta di una malattia che riguarda le ossa e che è in grado di provocare un loro indebolimento, oltre a fratture della colonna vertebrale, del polso e del femore: ciò può avvenire anche in seguito a delle semplici cadute o, addirittura, dopo starnuti o colpi di tosse. Tale patologia ossea è abbastanza diffusa: sono, infatti, circa 10 milioni gli americani che soffrono di osteoporosi e l’80% è rappresentato da donne. Anche se i dati sono abbastanza sconfortanti, è possibile affermare che è possibile curare e prevenire questo disturbo.
Le ossa del corpo
Le ossa sono formate da tessuti viventi, soprattutto da collegane – proteina che garantisce una struttura morbida – e da fosfato di calcio, ovvero un minerale che indurisce l’osso. Le ossa si rinnovano continuamente – l’organismo crea nuovo tessuto osseo, eliminando quello vecchio – cambiando “ritmi”, nel corso della vita: durante l’infanzia, la quantità di osso nuovo che viene creato è maggiore rispetto a quello che viene distrutto; il tessuto osseo ha un picco di forza e densità da adulti – intorno ai trent’anni – mentre, più avanti con l’età, la rimozione del tessuto vecchio è maggiore rispetto alla sua produzione.
I sintomi di questa patologia ossea
I sintomi dell’osteoporosi, nelle prime fasi della patologia, non si manifestano: non si avverte, infatti, neanche una sensazione di dolore. Il quadro sintomatologico più evidente appare quando le ossa si sono già indebolite e, in questo caso, si comincia a soffrire di:
- Mal di schiena, anche particolarmente intenso
- Fratture, ovvero le complicazioni più frequenti e gravi dell’osteoporosi
- Diminuzione della statura, per via del cedimento della colonna vertebrale
- Postura curva
- Maggiore predisposizione alle fratture, generalmente del femore, del polso o di altre ossa
- Dolori cronici
- Comparsa di pieghe cutanee sulla schiena
Per queste ragioni, l’osteoporosi viene spesso diagnosticata solo quando si verificano delle fratture o fanno la loro comparsa dei sintomi dolorosi.
Le cause e i fattori di rischio
Quali sono le cause dell’osteoporosi? Le vere cause di questa malattia sono, ancora oggi, sconosciute, ma esistono alcuni fattori di rischio che possono essere considerati rilevanti:
- L’avanzamento della terza età
- Il sesso, in quanto le donne sono più colpite degli uomini avendo una minore massa ossea e accusando una rapida riduzione degli ormoni sessuali con l’arrivo della menopausa, che determina una più veloce perdita di massa ossea
- Familiarità per fratture da fragilità o osteoporosi
Si pensa che il 60% della massa ossea sia determinato dai geni che ereditiamo e che il restante 40% sia caratterizzato da fattori ambientali, come:
- Alimentazione, generalmente una dieta povera di calcio o ricca di sodio (sale) e di proteine
- Stile di vita
- Attività fisica
- Malattie endocrine, come l’iperprolattinemia, il morbo di Cushing o l’ipertiroidismo
- Sedentarietà, in quanto le ossa necessitano di stimoli meccanici per mantenere la robustezza
- Malassorbimento intestinale
- Fumo
- Caffeina
- Alcol
- Menopausa precoce nelle donne
- Amenorrea per periodi di oltre un anno nelle donne
- Ipogonadismo maschile
- Abuso di lassativi
- Malattie reumatiche, come l’artrite reumatoide
- Uso protratto di farmaci come i cortisonici, gli anticoagulanti e altri ancora
- Trapianti di organi
Come accennato prima, quindi, la probabilità di ammalarsi di osteoporosi dipende in parte anche dalla massa ossea che si raggiunge intorno ai trent’anni – ovvero, quando avviene il picco di massa ossea – nonché dalla velocità con cui si distrugge il tessuto in seguito: questo perché maggiore sarà il picco di massa ossea e maggiore sarà la quantità di tessuto osseo di riserva. Ovviamente, da tenere in considerazione è anche la forza delle ossa, che dipende dalle dimensioni e dalla densità: quest’ultima è determinata dalla quantità di calcio, fosforo e altri minerali presenti nelle ossa.
La diagnosi dell’osteoporosi
Alla comparsa di segni e sintomatologia, è necessario contattare tempestivamente il medico che – tramite una serie di esami e analisi – stabilirà la corretta diagnosi e, dunque, la terapia più adatta a seconda del caso specifico. Oltre alla visita medica, allo studio dei sintomi e alle analisi del sangue, potrebbe essere necessario effettuare dei test di approfondimento, in modo tale da valutare al meglio la condizione e scoprire l’eventuale presenza di altre malattie:
- Densitometria o mineralometria ossea computerizzata (MOC), per misurare la densità minerale ossea
- Densitometria a raggi X
- Densitometria a ultrasuoni
- TAC
- Calcemia
- Fosforemia
- Misurazione dell’idrossiprolina nel sangue e nelle urine
- Assorbimetria a raggi X a doppia energia (DEXA)
- Ecografia
La cura per le ossa
Quali sono i rimedi contro l’osteoporosi? La cura dell’osteoporosi si basa sull’utilizzo di alcuni farmaci, che possono rallentare il decadimento osseo: si usano in genere i bifosfonati, che aumentano la densità ossea e diminuiscono il rischio di fratture – sebbene questi possano portare degli effetti collaterali, come il bruciore di stomaco – e il raloxifene, che agisce sul metabolismo osseo, ma può avere effetti gravi come la formazione di trombi negli arti inferiori. In genere, possono essere somministrati anche degli estrogeni – sia a scopo preventivo che curativo – ma la terapia ormonale deve essere seguita sotto stretto controllo medico a causa di possibili effetti collaterali gravi. Un’altra opzione è, poi, rappresentata dal teriparatide – ovvero, un ormone che aiuta a costruire il tessuto osseo – per un periodo compreso fra i 21 e i 24 mesi. Da non sottovalutare, inoltre, l’utilizzo di integratori di calcio e di vitamina D, che possono rallentare il processo, ma non risolverlo. Nei casi più gravi, potrebbe essere necessario eseguire degli interventi chirurgici.
La prevenzione di questa patologia ossea
La prevenzione è fondamentale per diminuire le possibilità di contrarre questa patologia. Occorre, ad esempio:
- Eseguire visite mediche ed esami periodici
- Seguire uno stile di vita sano
- Mantenere una buona postura per non accumulare tensione sulla colonna vertebrale
- Fare della regolare attività fisica
- Smettere di fumare
- Evitare l’uso protratto di farmaci
- Seguire un’alimentazione sana
- Indossare scarpe con tacchi bassi e suole antiscivolo per evitare cadute
- Evitare tutto ciò che potrebbe farvi inciampare
- Illuminare, adeguatamente, le stanze
- Non sdraiasi per leggere o lavorare
Da non trascurare, quindi, l’esercizio fisico, in quanto l’attività fisica fa sempre bene alle ossa, specialmente se si inizia da giovani: è importante eseguire esercizi per la forza e per la resistenza, come il nuoto e la bicicletta.
L’alimentazione da seguire
Oltre alle precauzioni – prima citate – da prendere, è necessario seguire una dieta sana ed equilibrata, garantendo all’organismo un adeguato apporto di calcio e di vitamina D: a tal proposito, è necessario specificare che il latte e i suoi derivati non rappresentano le uniche fonti alimentari di calcio, ma ci sono anche alimenti come broccoli, arance, mandorle, cavoli, carciofi, arachidi, noci, pistacchi, nocciole, fichi secchi e spinaci, oltre a soia e derivati, solo citarne alcuni. Ad ogni modo, il fabbisogno giornaliero di calcio cambia a seconda dell’età e arriva anche a 1.200 mg dopo i 51 anni. La vitamina D, invece, può essere garantita esponendosi alla luce del sole, ma è contenuta anche in alcuni cibi, come il tuorlo d’uovo. Ovviamente, anche gli integratori di calcio e di vitamina D possono essere di aiuto e sono, generalmente, ben tollerati dall’organismo: l’apporto giornaliero varia a seconda dell’età ma, ad esempio, non bisogna assumere oltre 2.500 mg di calcio al giorno.
La prognosi
Infine, per quanto riguarda la prognosi, questa dipenderà da fattori come la tempestività nell’intervenire adeguatamente, la gravità della condizione, le cause sottostanti, l’età e lo stato di salute del paziente. Generalmente, è possibile rallentare il decorso della malattia, ma è bene concentrarsi soprattutto sulla prevenzione, non dimenticando che le fratture possono essere invalidanti e provocare persino la morte come complicazione postoperatoria.