L’osteoporosi è una condizione che affligge milioni di persone e che insorge generalmente con l’avanzare dell’età. A soffrirne sono in particolare le donne in menopausa e gli uomini over 60 anni. Questa patologia è caratterizzata da una riduzione della densità minerale delle ossa, che ne aumenta la fragilità e il rischio di frattura – che può colpire anche a seguito di traumi minimi. Una delle complicazioni più importanti è la frattura vertebrale, che comporta una riduzione della mobilità e, se non trattata adeguatamente, anche l’insorgenza di dolore cronico. Ora l’AIFA ha approvato un nuovo farmaco che riduce notevolmente le probabilità di incappare in questo problema.
Osteoporosi, il nuovo farmaco
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato l’immissione in commercio di un nuovo farmaco specializzato nel trattamento dell’osteoporosi, il romosozumab (chiamato Evenity). Si tratta di un anticorpo monoclonale, e più precisamente un’immunoglobulina semi-sintetica che agisce su due fronti. È infatti in grado di catalizzare la formazione ossea e di ridurre il riassorbimento osseo. In particolare, è indicato per le donne in postmenopausa ad alto rischio di frattura.
“Se associato ad un farmaco antiriassorbitivo, migliora la densità minerale ossea con risultati che si otterrebbero in circa sette anni di terapia con il solo antiriassorbitivo” – spiega il professor Fabio Vescini, endocrinologo presso l’AOU Santa Maria della Misericordia di Udine. Nello studio di fase 3, gli scienziati hanno dimostrato che il romosozumab riduce del 73% il rischio di fratture vertebrali entro un anno dalla sua somministrazione. Risultati eccellenti, che hanno spinto l’AIFA ad approvare il suo utilizzo anche in Italia.
Tuttavia, questa è soltanto una vittoria a metà. Non essendo considerato un farmaco salvavita, è stato inserito in fascia C, ed è quindi interamente a carico del cittadino. Ciò significa che non viene passato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), bensì è a pagamento. Questo può rivelarsi un problema, perché non tutti hanno accesso alle cure non offerte dal SSN. Una discriminazione nei confronti di chi soffre di osteoporosi e non può quindi permettersi di pagare il nuovo farmaco.