L’ormone delle coccole è in grado di riparare il cuore

Un nuovo studio mostra che l'ossitocina sarebbe in grado di riparare le parti danneggiate del cuore. L'ormone delle coccole potrebbe essere utile dopo un infarto. Scopriamo i dettagli.

ragazzo con le mani in faccia e il cuore in evidenza.
Foto Pexels | Isabella Mariana

Fino a poco tempo l’ormone delle coccole, ossitocina, era ritenuto indispensabile solo per il buon umore, per il desiderio sessuale e per superare l’ansia.

Ora un nuovo studio mostra che questo ormone può fare molto di più: secondo la rivista “Froniters in Cell and Developmental Biology”, l’ossitocina sarebbe in grado di riparare le parti danneggiate del cuore.

L’ossitocina è in grado di riparare il cuore, ma come?

Aumentando il rilascio di ossitocina, alcune cellule della parete cardiaca possono riconvertirsi in cellule staminali. Queste ultime, di conseguenza, formano nuove cellule del muscolo cardiaco. Pertanto, possono aiutare a riparare alcune parti del cuore danneggiate.

I ricercatori della Michigan State University hanno osservato questo nel pesce zebra. Dopo una lesione cardiaca, nel cervello di questi animali vengono rilasciate grandi quantità di ossitocina.

Dopo che il pesce è stato ferito l’RNA messaggero per la produzione dell’ormone è aumentato di 20 volte. Ha quindi viaggiato con il sangue dal cervello sino ad arrivare al cuore degli animali e ha innescato una reazione a catena: si sono formate nuove cellule staminali per riparare il muscolo cardiaco.

Esperimento anche sugli esseri umani

Per testare fino a che punto questo meccanismo potrebbe funzionare anche negli esseri umani, i ricercatori hanno coltivato cellule della parete del cuore umano e le hanno esposte all’ossitocina e ad altri 14 neurotrasmettitori per il confronto. Il risultato: anche le cellule del cuore umano hanno reagito all’ormone delle coccole.

Abbiamo quindi dimostrato che l’ossitocina può attivare meccanismi di riparazione del cuore nel pesce zebra e nelle colture cellulari umane“, afferma Aitor Aguirre del team di ricerca.

Questo studio è importantissimo perché potrebbe fornire nuovi approcci per la rigenerazione dopo un infarto.