Tralasciando di trattare le forme di obesità che dipendono da disfunzioni fisiologiche, e occupandoci invece di quelle che dipendono in gran parte dalla psiche, è utile segnalare un recente convegno di medici che hanno individuato una sorta di “profilo” di chi ha l’ossessione del cibo.
“Se è vero che un individuo può essere obeso senza necessariamente presentare disturbi psicopatologici – scrive Patrizia Lattuada sulla rivista M.D. – è altrettando nota la rilevanza in questi soggetti di tratti depressivi, ansiosi, ipocondriaci, isterici, schizoidi”.
Gli obesi infatti si presentano allo psicologo “insicuri, sempre pronti a chiedere o a dare per soddisfare le esigenze degli altri nel tentativo di colmare vissuti depressivi o ansiosi”. Ma ci sono anche note di dipendenza affettiva, problemi legati alla identificazione psicosessuale e in generale una difficoltà a definire il sè, dietro. In generale, “il cibo è vissuto come risposta ad uno stato di tensione generica e fa da compenso alla mancanza di una soddisfacente immagine corporea e ad una bassa autostima”. Ed è proprio su questi fattori che si deve agire, se si vuole venirne fuori.