I tumori sono una patologia grave che affligge tutti i paesi del mondo. Nonostante si possa fare tanto, per esempio con un’alimentazione attenta, per prevenirli, a volte arrivano e basta. A volte la causa sta anche nella familiarità.
Un nuovo studio sui tumori, però, portato avanti dall’Ospedale San Raffaele di Milano, dà una nuova speranza per tutti coloro che affrontano questo terribile male. È stata messa a punto una terapia cellulare che combatte il cancro su due fronti. Scendiamo nei dettagli.
Cos’ha scoperto l’Ospedale San Raffaele sui tumori?
La speranza, attraverso questa nuova importante ricerca, arriva dal Laboratorio di Immunologia Sperimentale dell‘IRCCS Ospedale San Raffaele.
Pubblicato sulla rivista Science Immunology, lo studio si basa su un gruppo di cellule immunitarie, geneticamente modificate, capaci di combattere il cancro su due fronti.
Si tratta dei linfociti T Natural Killer (NKT) in grado di modificare il micro-ambiente che fa crescere il cancro, stimolando una reazione immunitaria contro la malattia, per prima cosa. Come secondo aspetto, questi linfociti sono in grado di combattere solo le cellule tumorali, senza interferire in alcun modo sulle cellule sane.
La nuova speranza sui tumori arriva dai linfociti NKT, cosa sono?
Questi linfociti sono conosciuti da tempo in medicina per la loro capacità di uccidere le cellule immunitarie “corrotte” che, a causa del cancro, lo fanno crescere invece di regredire.
I linfociti NKT, invece, ripristinano la risposta immunitaria del corpo contro il cancro e ne favoriscono la regressione e, dunque, la guarigione.
Per arrivare a questo risultato, però, bisogna modificare geneticamente questi linfociti, affinché possano uccidere le cellule tumorali. Ovviamente sono necessari nuovi studi che confermino questa importantissima scoperta, ma è una strada che porta speranza a tutti coloro che combattono contro il cancro.
La genetica è vista da tempo come una possibilità concreta per combattere il cancro. I linfociti NKT potranno essere prelevati da qualsiasi donatore e, di conseguenza, una volta modificate e iniettate nel paziente, saranno in grado di riconoscere le cellule cancerose e di ucciderle.
Lo studio è stato realizzato grazie al sostegno della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, ente senza scopo di lucro con sede a Milano.