Musicoterapia: per prendersi cura del bambino autistico

Il bambino autistico, tra i diversi problemi che trova nel riuscire a sviluppare le sue capacita', ha quello, certamente non secondario per l'importanza, di riuscire ad ascoltare e a carpire i suoni, volontariamente, e le voci di chi gli sta intorno.

Articolo aggiornato il 10 Gennaio 2008

kaspar
Il bambino autistico, tra i diversi problemi che trova nel riuscire a sviluppare le sue capacita’, ha quello, certamente non secondario per l’importanza, di riuscire ad ascoltare e a carpire i suoni, volontariamente, e le voci di chi gli sta intorno. L’autismo porta i bambini a una specie di ovattamento o meglio di parziale isolamento dalla realta’, incondizionatamente recettivi, senza capacita’ di cernita dei messaggi che a loro arrivano. Dal punto di vista relazionale e evolutivo e’ rischiesto l’impegno sia del bambino che del genitore, per intraprendere un percorso educativo attraverso la musicoterapia.

Doppiamente sensibile deve appunto essere la famiglia, capace di cogliere anche il piu’ piccolo segno di comunicazione, per non perderlo per sempre.
I bambini malati di autismo hanno tutti una loro personale esperienza, che li porta a essere anche molto differenti tra di loro nel comportamento; c’e’ quello che comunica gia’, quello che invece non sempre ascolta, quello che pare essere sempre isolato, quello che invece e’ piu’ distante in certe situazioni e meno in altre. Di fronte a queste diversita’ ogni genitore deve valutare insieme all’educatore se ci sono segnali di miglioramento nel figlio. Ogni parola e ogni gesto possono essere un inizio di qualcosa.
Su questi piccoli gesti si inserisce il ruolo dell’educatore musicoterapeuta: che riesce a catturare il momento di attenzione e a trascinarlo sempre un po’ di piu’ nel tempo, permettendo cosi’ di dare e ricevere feed back; l’educatore gioca cosi’ col bambino cercando di farlo interessare a quello che fa, senza abbattersi se il risultato pare poco, o se all’incontro successivo e’ lampante che non e’ rimasta traccia di quello precedente.

I suoni
, con le loro onde, riescono meccanicamente a raggiungere il bambino, il bambino, da parte sua, riesce a volte a rispondere, anche magari solo con uno sguardo differente. Nel momento dell’attenzione il bambino esce dalla malattia, nell’isolamento, ricade nella sua malattia.
KASPAR

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