Articolo aggiornato il 26 Gennaio 2009
Ciascuno di noi ha le sue canzoni, la canzone del primo bacio, la canzone della scuola, quella delle serate più belle con gli amici, quella del rilassamento, quella della solitudine, per chi ha passione per il suono e non resiste senza ascoltare qualche cosa di musicale nel tempo libero risulta di naturale comprensione collegare una canzone a un preciso momento.
Per chi invece vive l’evento come qualcosa di casuale diventa un fatto principalmente romantico, ma il risultato non cambia. La musica, tra tutti gli effetti positivi che ha sull’organismo, serve per rinforzare il ricordo.
Ecco allora che capita di accendere la radio e avere la sensazione che, al cominciare di una canzone, un fatto, un evento, un momento, siano ancora vivi nel presente e carichi della loro espressione emotiva e sentimentale.
Ma non è solo un fatto che si limita a richiamare alla mente dei momenti vissuti, come brevi flash, ma può portare a ricordare anche parole, colori, particolari, che senza un aiutino andrebbero probabilmente persi o nascosti nelle pieghe più profonde della memoria. Ecco allora che, nei momenti in cui è difficile concentrarsi, o serve un punto di riferimento per riflettere su se stessi, ad esempio durante i momenti di crisi o di indecisione, un trattamento musicoterapeutico con le canzoni che richiamano alla mente i momenti cruciali della nostra vita, possono essere d’aiuto. I suggerimenti che la musica restituisce al cervello servono per collegare fatti ed eventi, per richiamare sensazioni ed effetti psichici della mente, che servono per programmare le azioni del futuro.
Se di fronte a un evento ci troviamo infatti nella condizione di viverlo, immagazzinarlo e poi spostarlo nei cassetti della nostra memoria, non tutto viene conservato. Quello che viviamo rimane per qualche tempo nel cassetto della memoria a breve termine, dove viene rimosso non appena accadono altri fatti che ne prendono il posto; se le informazioni sono di interesse e vengono contrassegnate da un evento passano nel cassetto della memoria a lungo termine, dal quale poi non saranno più rimosse, in caso contrario le informazioni andranno perdute per sempre.
La memoria viene così rinfrescata e quello che rimane saranno solo i fatti salienti e significativi per la persona.
Prima di arrivare a questo cassetto, però, l’informazione subìsce due momenti diversi di codificazione dell’evento: il primo momento in cui si selezionano gli eventi è quello sensoriale, che aiuta a eliminare le informazioni che non servono, dopo di che avviene la fase di elaborazione delle informazioni rimanenti che si immagazzina nella memoria primaria. Ecco che l’informazione, ora, è completa, quindi sarà richiamata non appena ci saranno sufficienti elementi che serviranno per ricordarla.
Per facilitare questo complesso fenomeno della rievocazione è utile la musica, che usata bene e secondo necessità diventa un marcatore indelebile degli eventi e dei fatti. La tecnica della musicoterapia è una ottima cura alternativa, di interesse, delicata e poco invasiva del quotidiano, che può essere applicata anche per apprendere in fretta e con precisione informazioni che non hanno diretto collegamento con il vissuto, ad esempio testi, dati, etc.. se si hanno delle difficoltà nell’immagazzinare le informazioni di natura eterogenea.
Torniamo allora a noi, a come può essere impiegata terapeuticamente, perché la musicoterapia è una importante risorsa: può servire al singolo per se stesso, per i momenti personali anche più profondi e più labili, ma anche per la collettività; ci sono delle canzoni, ad esempio, che servono per richiamare i valori e gli stili di una generazione, momenti collettivi importanti, che possono servire per ricostruire fenomeni sociologici di rilievo, canzoni di autori che servono per descrivere intere generazioni.
Il modello per cui una generazione si ritrova sentendo un pezzo “cult” servono per ricostruire momenti di empatia e di forte legame tra chi ha vissuto lo stesso evento e fare in modo che ci sia uno scambio di informazioni per rivivere il fatto: ad esempio se un gruppo di vecchi amici si ritrova dopo tanto tempo, ascoltando una canzone, possono parlare di quel momento e ricostruirne la storia, aggiungendo tasselli mancanti alla propria memoria.
La ricerca che ha analizzato come la musicoterapia sia fondamentale per la memoria collettiva è stata curata dalla Kansas State University, che ha pubblicato il suo speciale informativo sulla rivista Psychology of Music, per parlare di come condividere le stesse canzoni aiuti a rafforzare i legami nel presente e a rivivere le sensazioni anche dopo tanti anni, nei momenti in cui serve.
Fonte: Popular songs can cue specific memories. News release Kansas State University