Tumore alla vescica: il perché della recidiva nel 60% dei casi

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Getty Images | Carl Court

Uno studio condotto dai ricercatori dell’Ospedale e università Humanitas di Rozzano, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, ha indagato le ragioni delle recidive nei casi di tumore alla vescica.

La mitomicina, il farmaco utilizzato per curare questo tipo di neoplasie, funziona efficacemente solo nel 40% dei casi, mentre negli altri pazienti insorgono recidive. La spiegazione di questo meccanismo potrebbe anche aiutare a prevedere la risposta alla cura e a monitorare meglio i pazienti a rischio.

60% di recidiva per il tumore alla vescica

Abbiamo voluto capire perché la mitomicina funziona in circa il 40% dei pazienti mentre negli altri si ha una recidiva“, ha spiegato Maria Rescigno, docente di Patologia Generale di Humanitas University.

La mitomicina, infatti, è il farmaco chemioterapico comunemente somministrato per la cura del tumore alla vescica, ma ha effetto solo sul 40% dei pazienti, più della metà ha una recidiva.

I ricercatori, però, hanno scoperto una proteina del tumore alla vescica può essere usata come biomarcatore.

Come agisce la mitomicina

Grazie a questa scoperta, i ricercatori hanno capito che la mitomicina funge da attivatore del sistema immunitario, che è così in grado di rispondere contro il tumore. “È un meccanismo di azione della mitomicina mai descritto prima. In altre parole, se la cellula tumorale esprime una determinata proteina, che funziona da marcatore, questa andrà incontro alla morte. I pazienti che rispondono meglio alla terapia sono quelli con questo marcatore” , ha chiarito Rescigno.

Il farmaco non agisce su tutti i pazienti

I ricercatori hanno quindi ricercato questo marcatore nei 52 pazienti che hanno partecipato allo studio, scoprendo però che alcuni non rispondevano a questa azione anti-tumorale della mitomicina.

Riuscendo a prevedere la risposta che la mitomicina avrà sul tumore alla vescica, quindi, i ricercatori prevedono di poter identificare la terapia più adatta. Rodolfo Hurle, urologo dell’Humanitas, ha infatti illustrato una possibile nuova procedura contro la neoplasia: “Vogliamo andare avanti, studiando se sia vantaggioso somministrare il farmaco già prima di asportare il tumore per scatenare in anticipo la risposta immunitaria. Nei prossimi studi cercheremo di capire se questo stesso procedimento può essere usato anche sulle forme più aggressive del cancro alla vescica“.