Alcuni disturbi che riguardano la mente e l’apprendimento spesso non vengono riconosciuti e scambiati per qualcos’altro. E’ il caso per esempio della dislessia, scambiata spesso a livello scolastico per svogliatezza o per mancanza di impegno. Le stesse considerazioni valgono per la discalculia, che si manifesta come difficoltà nel riconoscere i numeri, nello svolgere le operazioni aritmetiche e nel memorizzare le tabelline.
Nel caso di questo disturbo dell’apprendimento non si tratta dunque di avversione nei confronti della matematica, ma di una difficoltà che ha regioni neurologiche. L’origine della discalculia riesederebbe infatti nel malfunzionamento del lobo parietale destro. In particolare una ricerca dello University College di Londra è riuscita a dimostrare che esiste un collegamento tra l’attività anomala della corteccia posteriore e la discalculia.
Utilizzando degli impulsi elettromagnetici che interferiscono con le funzioni cognitive, gli studiosi sono riusciti ad indurre il disturbo in soggetti che erano impegnati in un compito di matematica. Si è potuto così riscontrare che l’effetto della durata di alcune centinaia di millisecondi si manifestava soltanto nel caso in cui ad essere stimolato fosse il lobo parietale destro.
Una comprensione approfondita dell’origine della discalculia non può che apportare benefici nel trattamento dei soggetti soprattutto nell’ambito delle pratiche didattiche, che possono essere così aiutate a portare avanti percorsi differenziati adeguati ai soggetti che presentano queste difficoltà.
In ogni caso la discalculia come altri disturbi dell’apprendimento non possono e non devono rappresentare degli ostacoli insormontabili nel pieno dispiegamento delle abilità dei soggetti. Questo può accadere solo se si ha consapevolezza dei processi che avvengono nel nostro cervello e che determinano le difficoltà incontrate.
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