Articolo aggiornato il 21 Gennaio 2009
La capacità che la nostra mente ha di ricordare situazioni, eventi, esperienze è una caratteristica straordinaria ed estremamente utile del nostro cervello. Ma è anche il risultato di un processo delicato che deve rispondere a due requisiti essenziali. Innanzi tutto è necessario che si formino sempre nuovi neuroni e che i tempi di formazione non vengano accelerati.
Il mancato rispetto di una di queste due condizioni può compromettere la formazioni dei nuovi ricordi e il possesso di quelli vecchi. A questa conclusione sono arrivati i ricercatori Felice Tirone, Alberto Bacci e Vincenzo Cestari in base ad uno studio pubblicato su “PLoS Biology”.
L’esperimento è stato condotto su alcuni topi, di cui è stata modificata l’espressione del gene PC3(Tis21/Btg2), che ha la funzione di indurre le cellule staminali a differenziarsi. L’espressione di questo gene è stata amplificata, per cui le nuove cellule cerebrali hanno attraversato un processo di maturazione più rapido.
I topi con le nuove cellule cerebrali presentavano però delle gravi difficoltà nel memorizzare informazioni relative allo spazio e non erano capaci di ricordare i contenuti mentali che avevano memorizzato in precedenza. La spiegazione di questa incapacità dei topi risiede nel fatto che i neuroni nell’ippocampo sono attivi soltanto nel periodo di tempo compreso tra le due e le quattro settimane della loro vita. Dopo questo periodo diventano vecchi.
Felice Tirone chiarisce che tra le due e le quattro settimane i neuroni sono in grado di memorizzare gli eventi e di collegarli attraverso dei veri e propri ponti spazio-temporali a quelli fissati dai neuroni che non sono più attivi. La velocizzazione della crescita non permette alle cellule neuronali di stabilire i collegamenti adeguati e quindi di acquisire le informazioni sui corretti processi per memorizzare esperienze e richiamarle alla memoria.
Immagine tratta da: Senzatitoloculturalmagazine.wordpress.com