Mammografia: poche donne la fanno, perché?

La mammografia è un esame diagnostico prezioso per prevenire e diagnosticare tempestivamente il tumore al seno: sono ancora troppe le donne non si sottopongono allo screening mammografico

Mammografia, poco successo tra le donne

Mammografia, poco successo tra le donne
Quando si tratta di tumore al seno, la forma tumorale più diffusa tra le donne, la prevenzione è la principale arma vincente. La mammografia, in tema di prevenzione e diagnosi precoce del cancro alla mammella è un alleato davvero prezioso. Un esame fondamentale, per individuare tempestivamente le masse tumorali, ma poco considerato dalle dirette interessate, almeno stando ai dati: è ancora troppo elevato il numero delle donne che non si sottopongono allo screening mammografico, offerto gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale.

Che questo esame diagnostico sia uno dei protagonisti essenziali della prevenzione è un dato assodato, ma molte donne ancora non lo sanno, fingono di non saperlo o sottovalutano la gravità del problema.
 
Con 40 mila nuovi casi ogni anno, solo in Italia, il cancro al seno è un vero e proprio nemico per la salute femminile. Le italiane non sono molto attente alla prevenzione, ma non sono le uniche. Infatti, da una recente indagine a stelle e strisce è emerso che sono metà delle statunitensi si sottopone regolarmente ai controlli.
 
Nel Bel Paese, la situazione varia da regione a regione: nell’Italia settentrionale, la fascia di popolazione interessata che si sottopone regolarmente agli screenging mammografici tocca quota 80%, mentre al Sud la situazione è più critica, la percentuale è dimezzata, con una percentuale di adesioni di circa il 40%.
 
Sono mille le motivazioni che potrebbero spingere le donne a non sottoporsi regolarmente alla mammografia, come carenza di servizi, disagio psicologico o scarsa informazione. La chiave per migliorare l’adesione delle connazionali destinatarie del programma di screening gratuito (le donne fra i 50 e i 69 anni, ogni due anni), potrebbe essere, secondo gli esperti, il coinvolgimento più attivo dei medici di base.