Mammografia: l’importanza di un esame

Semmai, si ricorda, dopo i 50 anni si dovrebbe ripetere l’esame ogni sei mesi anzicchè ogni anno; così facendo ai medici verrebbe consigliato di non indurre le proprie pazienti a ricercare eventuali noduli, visto che la diagnosi preventiva verrebbe assicurata dalla frequenza degli esami

Donna che fa la mammografia al seno con dottoressa
Foto Shutterstock | LStockStudio

Articolo aggiornato il 11 Marzo 2022

Si torna a parlare di mammografia o meglio si torna a parlare di opportunità o meno di sottoporsi alla frequenza di questo esame attenendosi alle linee guida prevista e da poco rinnovate negli Stati Uniti, ad esempio si fa cenno ai dati che nel 1997 emise il National Institutes of Health e American Cancer Society.
Tali dati raccomandano come le donne dovrebbero cominciare l’esame dopo i 50 anni d’età anzicchè dopo i 40 anni come detto in precedenza proprio dagli autorevoli Enti di ricerca appena ricordati.

Semmai, si ricorda, dopo i 50 anni si dovrebbe ripetere l’esame ogni sei mesi anzicchè ogni anno; così facendo ai medici verrebbe consigliato di non indurre le proprie pazienti a ricercare eventuali noduli, visto che la diagnosi preventiva verrebbe assicurata dalla frequenza degli esami.

Insomma, il problema è tornato in auge e lo riporta per intero la giornalista specializzata in salute Ginos Kolate sul New York Times quando scrive che “ il test mammografico non è molto utile nel prevenire i decessi da cancro della mammella: riduce il tasso di mortalità del 15 per cento, ma se fosse realmente efficace dovrebbe ridurlo del 100 per cento. Inoltre determina false positività ed interventi non necessari e porta all’overdiagnosi: individua pure tumori che crescono tanto lentamente che, se ignorati, non sarebbero stati mai rilevati, né avrebbero causato problemi nel resto della vita della donna portatrice. Poiché i tumori innocui somigliano a quelli maligni, sono trattati come se fossero potenzialmente letali con la sua opinione sulle nuove raccomandazioni”.

Ma come le donne accettano tale esame diagnostico? Secondo la giornalista il 7% le approva con entusiasmo, il 17% le approva semplicemente, il 29% è in disaccordo, il 47% le approva con forza, il 2% non lo sa.

In conclusione; nel continuo dibattito sulla necessità di sottoporsi all’esame con frequenza spesso diversa è auspicabile che si trovi un equilibrio a sostegno della prevenzione primaria e che si intervenga al contempo su quei fattori di rischio importanti nella neoplasia; inquinanti in testa.