Contrarre malattie sessualmente trasmissibili non può che fare paura, proprio per questo cercare di prevenirle non può che essere importante. In caso di dubbio è però determinante cercare di avere la certezza di averne contratta una.
Si sente spesso parlare di malattie sessualmente trasmissibili, ma in tante occasioni si tende a pensare che siano una realtà a noi lontana e che possano essere contratte solo dagli altri. Questa è in realtà un’idea sbagliata, proprio per questo sarebbe bene vivere la propria intimità in modo consapevole, in modo tale da evitare la possibilità di contrarne una.
Queste, come si può intuire dal termine, si trasmettono attraverso il contatto sessuale e vengono causate da batteri, virus e protozoi che passano da un individuo all’altro mediante il passaggio, attraverso le mucose, di liquidi biologici infetti. A essere colpiti non sono però solo gli organi sessuali, ma anche altri organi.
Malattie sessualmente trasmissibili: la paura è forte
L’attività sessuale è ovviamente determinante nella possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, ma possono essere eccezioni. In alcuni casi, infatti, questo può accadere anche da madre a bambino durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale), attraverso l’uso di aghi o strumenti chirurgici non adeguatamente sterilizzati (tatuaggi) o attraverso l’uso di trasfusioni di sangue infetto.

Fortunatamente è possibile adottare una serie di condotte preventive che possono permettere di ridurre il rischio di ammalarsi. HPV, Epatite A ed epatite B possono essere prevenute attraverso il vaccino apposito. La principale forma di difesa è ovviamente data dall’utilizzo del preservativo, che sarebbe consigliabile anche nelle donne che assumono la pillola anticoncezionale proprio perché quest’ultima è adatta soprattutto per evitare di restare incinta.
Quando si contraggono malattie sessualmente trasmissibili è importante riuscire a diagnosticarle il prima possibile, in modo tale da muoversi prima che i sintomi possano diventare più gravi e aumentare le possibilità di guarigione. Ci sono dei segnali a cui prestare attenzione, che possono spingere a rivolgersi a un medico per sottoporsi a controlli specifici.
Capirlo dall’esterno è praticamente impossibile, anche se c’è il pregiudizio che infezioni di questo tipo possano averle persone che non conosceremo mai e con cui non entreremo mai in contatto, nemmeno a livello sessuale. La diagnosi può arrivare solo sottoponendosi ad alcuni specifici test, che possono essere di vario tipo:
- esami del sangue;
- esame obiettivo del medico specialista (può fare domande specifiche sull’attività sessuale del paziente);
- esame delle urine;
- esami specifici su campioni di fluidi biologici (come i tamponi).

Nella fase iniziale i sintomi sono del tutto assenti, mentre possono comparire nella fase di incubazione, ed è già in questo momento che è bene non sottovalutarli. Tra questi rientrano:
- perdite vaginali (chiamate leucorrea) a volte anche ematiche o secrezioni dal pene (possono ammalarsi sia uomini sia donne);
- febbre persistente e, a volte, diarrea;
- dolori alla zona pelvica;
- rush cutanei sulle mani, sui piedi o sul tronco;
- piaghe nella zona rettale, genitale e orale.
A seconda del tipo di infezione, le cure possono essere differenti. Nei casi di malattie sessualmente trasmissibili dovute a protozoi e batteri si opta per gli antibiotici. Nei casi di herpes simplex si preferiscono terapie virali, mentre chi contrae l’HPV potrebbe doversi sottoporre a un trattamento chirurgico locale. L’HIV, invece, può essere curato con farmaci antiretrovirali, che ora hanno permesso di tenere sotto controllo la malattia, aumentando così durata e qualità della vita.