Articolo aggiornato il 4 Febbraio 2008
La ricerca scientifica, la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari, negli ultimi vent’anni, o quasi, ha fatto giganteschi passi avanti, la dimostrazione sta nelle cifre sviluppate dal Censis che riferiscono riguardo alla possibilità di ammalarsi di malattie cardiache, condizione queste che si è di molto ridotta, si pensi che nel 1980 su 100 mila abitanti si ammalavano 293 persone e oggi sono 146, mentre 94 erano le donne che correvano il rischio di ammalarsi contro le 49,6 di oggi.
Ma, a fronte di questi progressi tangibili, si pensi anche al rischio di morire che in un decennio s’è abbassato, per l’uomo da 60,1 a 42 possibilità su 100 mila abitanti, non è così per le donne, dove tale rischio è persino aumentato, se solo si pensa che nello stesso periodo d’osservazione, si è passati da 106,9 probabilità, alle attuali 121,5 su 100.000 abitanti.
Ma c’è di più, dopo una crisi cardiaca a convivere con gli esiti della stessa sono oggi 2 milioni e seicentomila persone di cui oltre il 60% sono anziane, il 46% risiede nel nord Italia e il 53% sono maschi. Ma c’è di più, il Censis pone l’accento sull’età di insorgenza delle malattie cardiovascolari, indicando fra i 55 e i 60 anni una percentuale del 4,5% di insorgenza di patologie cardiache e del 7,4% nell’età che va dai 60 ai 64 anni, percentuale che sale al 10,7% nell’età compresa fra i 65 e i 74 anni e, oltre i 75 anni d’età, la percentuale si alza ad oltre il 17,2%, motivo per cui è quanto mai necessario che la moderna medicina vigili sul rischio di malattia cardiaca nella popolazione anziana.
C’è anche da segnalare una ricerca collaterale svolta sempre dal Censis Forum Ricerca Biomedica che indica l’attenzione e l’apprensione che le malattie cardiache hanno sulla popolazione, visto che su 100 persone, 24 e mezzo, temono di poterne essere colpiti e, nonostante la gravità di queste patologie, le stesse danno meno ansia agli italiani di quanti ne facciano le malattie tumorali, visto che quasi 80 persone su 100 teme di poterne essere colpito, mentre delle malattie quali ictus e cerebrovascolari in genere, si preoccupano 30 italiani su 100 . Nei due sessi, le malattie cardiovascolari preoccupano di più gli uomini, 30 su 100 contro meno del 20% nelle donne, al crescere dell’età, aumenta la preoccupazione, visto che il 26,5% degli anziani rispetto al 22% dei giovani ne ha paura e, per i residenti al Nord il 29,2% ne ha paura, così come nel Nord-Ovest ed il 30,8% al Nord-Est contro il 13% al Centro e il 23% al Sud-Isole. Resiste, anche a torto, la consapevolezza che di vuole debbano ammalarsi soprattutto gli uomini, quando, invece, come visto, le donne ne possono essere colpite, eccome.
Agli italiani a cui si è fatta la domanda se sono a conoscenza o meno delle cause d’insorgenza di questa malattia, la stragrande maggioranza, quantificata in misura dell’83,4%, annette alle cattive abitudini la responsabilità dell’insorgenza e, più alti sono gli studi condotti dagli intervistati e maggiore è l’idea che a provocare tali patologie sono i fattori ambientali, soprattutto le cattive abitudini, stante il fatto che quasi 84 laureati su 100 rispondono così, come, il 44,5% degli intervistati ritiene i fattori ereditari imputati responsabili delle malattie cardiache e il 30,3% addita all’ambiente in cui si vive tale responsabilità.
Se poi si chiede dei fattori di rischio, larga parte degli intervistati, 78,3%, individua nel peso eccessivo individuale la causa principale, seguono la pressione arteriosa alta, in ragione del 76,4%, il colesterolo 71,2% e la glicemia dal 62%; circa il 40% effettua almeno una volta l’anno l’elettrocardiogramma, il 24,6% l’ecocardiogramma, il 18,8% l’ecodoppler; è intorno ai 45 anni che cresce in modo netto la propensione a realizzare in modo sistematico gli screening cardiologici.
Si può segnalare criticità al rapporto dei cittadini con la sanità? Si, ci si lamenta per la mancanza di assistenza domiciliare per il 39,1%, (che sale al 53,6% al Sud-Isole), seguita dalla mancanza di un numero telefonico da contattare, per il 37,6% (che sale al 53,9% al Sud-Isole), dalla rapidità nell’accesso agli esami diagnostici di controllo, per il 24% (mentre è il 35,3% al Sud-Isole), e infine la presenza di un Pronto Soccorso per emergenze cardiologiche per il 20% (il 36,9% al Sud-Isole).
E, per finire, quanto costa un malato di malattia cardiaca? La spesa di ospedalizzazione degli ultra 65enni è pari a 1.469,89 per 100 mila abitanti). I ricoveri sono per l’88% di lieve e moderata entità (in sostanza, sono applicate terapie farmacologiche) e, superata la fase acuta, l’85% dei ricoverati rientra al proprio domicilio, in condizione di accettabile stato di autosufficienza.